Rapporti di lavoro

Lo studio cresce con la formula Stp

di Angelo Busani e Valentina Melis

Adottare la governance di una società, avere una fotografia dell’efficienza della gestione tramite la contabilità per competenza, approfittare della partnership con un socio di capitale. Sono i principali vantaggi della scelta della società tra professionisti, introdotta nel nostro ordinamento (legge 183/2011) per favorire l’aggregazione tra professionisti, l’aumento della dimensione degli studi e l’accesso a nuovi canali di finanziamento, con i soci di capitale.

Vantaggi che riguardano soprattutto gli studi più grandi, perché l’altra faccia della medaglia, ovvero gli oneri legati alla veste societaria, sono probabilmente eccessivi per le compagini più piccole: nelle società è obbligatorio avere organi amministrativi e/o di controllo, un patrimonio minimo, la pubblicità dei bilanci (e quindi dei ricavi dello studio).

Certo è che, dopo un primo periodo di scarso appeal della nuova formula, nel 2018 il numero delle società tra professionisti è quasi raddoppiato rispetto al 2016: a maggio di quest’anno le Stp iscritte al Registro imprese erano 2.322, contro 1.246 del 2016.

Dai dati forniti da Infocamere-Unioncamere al Sole 24 Ore del Lunedì, emerge che le 829 Stp per le quali era disponibile il bilancio 2016, hanno avuto un valore della produzione di 287,8 milioni, con una media di 347.223 euro a società.

A dare un impulso alla scelta della formula societaria per i professionisti è stato anche il chiarimento fornito dall’amministrazione finanziaria sul trattamento fiscale: il reddito prodotto dalla Stp si considera di impresa.

Per i grandi studi

Perché, dunque, scegliere la Stp invece dello studio associato? Per i grandi studi, usare la governance tipica di una Spa anziché l’assemblearismo tipico di una associazione professionale rende efficienti i meccanismi decisionali, altrimenti compromessi per rapidità e visioni strategiche di medio-lungo termine. Inoltre, redigere il bilancio per competenza, come le altre società, è probabilmente l’unico metodo per sapere se la gestione dello studio è efficiente o no. Tanto è vero che spesso, soprattutto negli studi con una ramificazione internazionale, al bilancio per cassa, cui lo studio è costretto per esigenze fiscali, già si tiene una parallela contabilità per competenza.

Se si tratta poi di una una professione il cui esercizio sia efficientato da una partnership con un socio di capitale (si pensi alla necessità di un forte investimento infrastrutturale), la scelta societaria è una via evidentemente obbligata.

I piccoli

Per un piccolo studio, la scelta della Stp è un passaggio più complicato: un grande stimolo è quello (se si sceglie la società di capitali) della responsabilità limitata dei soci per le obbligazioni della società. L’associazione professionale, però, è una struttura meno formale, più leggera (e, quindi, più facile da gestire) e con costi gestionali inferiori. Ad esempio, non serve un formale atto costitutivo, né l’iscrizione nel Registro delle imprese. La scrittura privata autenticata che i professionisti associati firmano, serve per ripartire gli utili in misura diversa da una loro divisione “per teste”, e comunque per sottoscriverla c’è tempo fino alla dichiarazione dei redditi, quindi ben oltre la chiusura dell’esercizio annuale. Per suddividere il capitale sociale tra i soci di società rileva invece la situazione di fine esercizio (di solito il 31 dicembre).

La nomina di organi amministrativi o di controllo è una necessità (di fatto, non di diritto) negli studi di dimensioni maggiori, altrimenti se ne fa a meno. Nelle società invece la presenza di organi amministrativi e/o di controllo è una necessità.

Gli studi associati non hanno bisogno, come accade invece per le Srl e le Spa, di un patrimonio minimo: per costituire una Srl ordinaria, invece, serve un capitale di almeno 10mila euro (e di 50 mila euro, se si tratta di una Spa). Questo livello di capitale minimo deve essere mantenuto durante la vita della società e non può essere diminuito da perdite.

L’ingresso e l’uscita dei professionisti negli studi associati è un evento privo di formalismi. Nelle società invece, per l’entrata e l’uscita di un socio bisogna seguire alcune formalità, diverse in base al tipo di società. Di questi “movimenti” si deve poi dare conto nel Registro delle imprese, mentre gli studi associati sono estranei a ogni forma di pubblicità dei loro atti. Così come sono estranei all’obbligo di redigere e depositare i bilanci.
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