Rapporti di lavoro

Redditi più alti per i professionisti

di Marco Mobili e Giovanni Parente

I redditi dei professionisti crescono di circa l’8% , ma allo stesso tempo sono almeno 200mila le partite Iva che sono in fuga dagli studi di settore per “rifugiarsi” nel regime forfettario. È quanto emerge dalle statistiche delle dichiarazioni Irpef delle partite Iva e dai dati sugli studi di settore per l’anno d’imposta 2016 pubblicati ieri dal Dipartimento delle Finanze. A questi si aggiungono anche i dati sui modelli Iva presentati nel 2017 (si veda il servizio in pagina).

Gli studi di settore

Il reddito medio dichiarato più elevato è quello dei professionisti che si attesta sui 47.780 euro, pari una crescita del 7,9% rispetto al 2015. Seguono le manifatturiere che, con 40.460 euro, fanno registrare un aumento più elevato di quello dei professionisti e pari a +8,1% sul 2015. Sale del 4% il settore dei servizi (28.620 euro), mentre il reddito medio dichiarato più basso è del commercio (23.680 euro, con un aumento pari al 5,2%). Dai dati emerge che il reddito totale dichiarato è pari a circa 107 miliardi di euro, in linea rispetto all’anno precedente.

Prendendo in considerazione le singole categorie (nella tabella a lato sono esaminati i dati delle persone fisiche per consentire un confronto più omogeneo con chi lavora prettamente in forma non associata) i notai si confermano al top con quasi 254mila euro in media (+16,5%). Anche avvocati (+9,4%) e commercialisti (+4,9%) fanno segnare un aumento. Naturalmente si tratta di dati medi che non colgono tutte le sfumature ed è evidente che, anche in chi cresce, permangano situazioni di difficoltà, soprattutto per chi è entrato da meno tempo nel mercato e da chi ha più difficoltà a farsi pagare le parcelle.

Effetto minimi e forfettari

A spingere verso l’alto i redditi medi è l’uscita dagli studi di settore verso il regime forfettario che dichiarano normalmente redditi bassi. L’applicazione degli studi di settore nel 2016 ha riguardato circa 3,2 milioni di soggetti (62,2% persone fisiche), in calo del 5,1% rispetto all’anno precedente. Sulla composizione percentuale dei valori dichiarati si evidenzia che le società di capitali a fronte di oltre la metà del totale dei ricavi/compensi (54%) dichiarano solo il 20% circa del totale dei redditi; diversamente, a fronte del 26% dei ricavi o compensi totali, le persone fisiche dichiarano il 57% dei redditi totali.

Complessivamente tra ricavi e compensi gli studi di settore per l’anno d’imposta 2016 hanno fatto emergere 723 miliardi di euro, in live crescita rispetto al 2015 (+0,7%) con andamenti differenziati tra i settori.

L’Irpef delle partite Iva

Nel 2016 sono state 3,8 milioni le partite Iva che hanno presentato al Fisco una dichiarazione Irpef. Il 43,9% sono imprenditori e a pri a oltre 1,7 milioni di contribuenti, il 20,8% è rappresentato dai 790mila lavoratori autonomi, cui si aggiungo oltre 403.400 agricoltori. Sfiorano, invece, il milione di iscritti i soggetti che hanno aderito al regime forfettario. Dalla cartina geografica, invece, emerge una contrazione delle partite Iva con una flessione dello 0,7% nelle regioni del Nord-Est. Rispetto al 2015 si riscontra una contrazione dei contribuenti prevalentemente nei settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-1,5%), costruzioni (-2,8% pari a 9.500 soggetti) e ’agricoltura’ (-2,1% pari a 9.200 soggetti). Crescono, invece, i professionisti, prevalentemente nelle attività scientifiche e tecniche (+0,7%), nonché il settore sanità ed assistenza sociale (+2,3% pari). In termini di reddito dichiarato dalle partite Iva emerge che la maggiore contrazione è delle costruzioni (-1,3%) e dei servizi di informazione e comunicazione (-3,0%).

I redditi

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©