Nelle società pubbliche esuberi da dichiarare entro il 30 novembre
Si allunga di 60 giorni il calendario per la gestione degli
Il compromesso sul calendario (tra la proroga di 30 giorni offerta dal governo e quella da 90 chiesta dalle Regioni) sblocca l’intesa con Regioni ed enti locali, sancita ieri in Conferenza Unificata e indispensabile per non far saltare il meccanismo. Per superare la freddezza delle Regioni (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) si è dovuto lavorare soprattutto sui tempi, perché la scadenza originaria del 30 settembre coincideva con quella per il piano di razionalizzazione delle partecipate (oltre che con la data ultima per l’approvazione del consolidato, altro appuntamento circondato da voci di proroga, che però al momento non si traducono in atti ufficiali). In sostanza, le controllate avrebbero dovuto individuare gli esuberi negli stessi giorni in cui gli enti proprietari sono chiamati a decidere la sorte delle loro aziende. «Con l’intesa facciamo un altro passo avanti», rivendica Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione pubblica, delineando uno scenario che prevede «la riallocazione prima nelle società degli stessi enti proprietari delle aziende che chiudono, poi con una una mobilità di carattere regionale e successivamente di carattere nazionale». Soddisfatto anche il presidente dell’Anci Antonio Decaro, secondo cui «il tempo in più serve per un processo che tuteli i lavoratori». Resta da chiarire se i dipendenti a suo tempo esternalizzati e ora destinati a rientrare nelle amministrazioni di appartenenza incideranno sui tetti alle assunzioni.
Nell’Unificata di ieri è stato fatto anche il punto sui trasferimenti regionali alle Province, in vista del taglio al fondo del Tpl per le Regioni che non assicurano tutti i fondi dovuti agli enti del loro territorio. In Stato-Città, sempre ieri, è stata trovata l’intesa sulla distribuzione alle Province dei 72 milioni della manovrina di primavera. Ancora da chiudere, invece, la partita sui 28 milioni alle Città metropolitane.