Rapporti di lavoro

Per il diritto del lavoro la sfida della concorrenza

di Aldo Bottini

Alcuni profetizzano la fine, il superamento del diritto del lavoro, storicamente nato soprattutto per riequilibrare la diversa forza contrattuale tra le parti del rapporto di lavoro, a tutela non soltanto degli interessi economici, ma anche della libertà e della dignità dei lavoratori. Un diritto funzionale al secolo della seconda industrializzazione, che non sarebbe più adeguato al tempo della terziarizzazione, della globalizzazione e di Industria 4.0.

Certamente tutto è cambiato e ancora sta cambiando; ma il diritto del lavoro è ben lontano dall’aver esaurito la sua funzione. Anzi, è oggi addirittura in cima all’agenda politica dell’Unione europea. Non più tardi di qualche settimana fa il presidente francese Macron, in missione nei Paesi dell’Est, ha perfino prefigurato lo «smantellamento dell’Unione» se non si frena al più presto il dumping sociale che molto contribuisce alla disoccupazione in alcuni Paesi. Chiede la revisione della direttiva sui distacchi dei lavoratori e la graduale implementazione del pilastro europeo per i diritti sociali, che al momento rappresenta “solo” un documento politico e di indirizzo, adottato nei mesi scorsi in forma di risoluzione del Parlamento europeo e di raccomandazione della Commissione.

I confini del mercato del lavoro, e in conseguenza del diritto del lavoro, non sono più nazionali e si muovono almeno su una piattaforma continentale. Questo semmai accresce, non ridimensiona affatto, la necessità di un diritto del lavoro adeguato a sistemi e tempi di produzione non più confrontabili con il passato. In primo luogo deve riscoprire il rapporto con la parola “concorrenza”, che non riguarda soltanto i rapporti tra le imprese e con il mercato, ma è strettamente legata al lavoro. Questo diritto è da sempre, nella sua essenza, un elemento regolatore della concorrenza: innanzitutto tra lavoratori, al momento dell’ingresso in azienda, tenuto conto del divario strutturale tra domanda e offerta; ma anche tra imprese, per quanto attiene ai (più o meno consentiti) differenziali di costo e di trattamenti del lavoro. Questa funzione storica è oggi accentuata proprio dalla globalizzazione e dalla libera circolazione di lavoratori e imprese all’interno dell’Unione europea, che portano con sé la necessità di trovare un punto di equilibrio tra libertà di concorrenza fra imprese (uno dei princìpi fondanti dell’Unione) e protezione del lavoro nei Paesi che ospitano lavoratori distaccati da pratiche di dumping sociale, che possono essere originate dalle differenze di costo del lavoro tra Stati.

Questa tematica accentua un secondo profilo della concorrenza, quella tra ordinamenti e fonti, all’interno di ogni Paese e in dimensione sovranazionale: leggi, contratti collettivi, contratti aziendali; nell’ottica di conciliare competitività delle imprese (che richiede flessibilità, ma anche un rapporto sempre più stretto tra produttività e salario) e diritti fondamentali dei lavoratori.

Di tutto questo, e in dialogo con protagonisti e osservatori dello scenario italiano ed europeo, sindacale e datoriale, si parla a Torino venerdì e sabato, al convegno nazionale degli Avvocati giuslavoristi italiani, “Concorrenza, lavoro, diritti: far sintesi è un’impresa”. Agi, la maggiore associazione forense specializzata in materia di lavoro, non a caso ha scelto la capitale storica del lavoro e delle relazioni industriali in Italia. E a Torino ha scelto il campus del Centro di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro, prossima al centenario della fondazione e fortemente attiva e collaborativa con l’Unione europea sui temi della nuova agenda sociale.

Il programma del convegno Agi

Lo speciale di Guida al lavoro dedicato al convegno Agi

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