Rapporti di lavoro

Professioni, corsa all’equo compenso

di Francesca Milano e Giovanni Negri

Possibile effetto domino per il riconoscimento dell’equo compenso ai professionisti. Dagli avvocati ad altre categorie. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, intervenendo al termine del Consiglio dei ministri che ieri ha approvato il testo del disegno di legge a favore dei legali nei rapporti con i clienti forti, sottolinea che «si tratta di novità attese da tempo soprattutto dai giovani, sottoposti a una sorta di caporalato intellettuale. Inoltre si apre la strada per un ragionamento che riguarda anche altre professioni».

Piena sintonia con il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, per il quale «questa legge potrebbe segnare il superamento della cultura imperante in questi anni, dominata dall’idea di un mercato senza regole governato dalla finanza e dalla economia forte, basato sulla concorrenza al ribasso e sull’impoverimento anche delle libere professioni e del ceto medio».

E se da un lato si sentono trattate come categorie di serie B rispetto agli avvocati, dall’altro gli altri Ordini sperano che il disegno di legge faccia da traino a un ulteriore provvedimento ad ampio raggio. «Avremmo preferito che non ci fosse disparità di trattamento tra categorie – spiega Giorgio Luchetta, consigliere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili -, ma a questo punto ci auguriamo di essere chiamati in autunno dal legislatore. In quel caso arriveremo con la proposta di utilizzare i parametri in vigore non solo per le controversie ma per tutte le prestazioni». Da due mesi, racconta Luchetta, una task force sta lavorando alla comparazione dei parametri utilizzati per attività simili (come, per esempio, il contenzioso) da professioni diverse.

Dal presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, arriva l’invito a «collegare» il Ddl relativo agli avvocati al disegno di legge dedicato a una remunerazione proporzionata di tutte le prestazioni professionali di cui è già iniziato l’esame. E anche il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando Zambrano, confida che prima o poi si mettano insieme le proposte. «Bisogna superare l’ipocrisia che nei preventivi non si possa fare riferimento ad alcuna tariffa - spiega -, un riferimento è necessario per il committente che deve districarsi nel mercato». Ma la verità è che un riferimento è necessario anche per il professionista: «L’abolizione delle tariffe ha portato a ribassi eccessivi e ha peggiorato la qualità delle prestazioni», ammette Zambrano.

Alla riduzione dei compensi professionali si aggiunge - secondo Giuseppe Renzo, presidente della commissione albo odontoiatri della Federazione nazionale dei medici - anche la novità introdotta dal Ddl concorrenza che apre le porte del mercato alle società di capitali: «I giovani assunti da queste società - sostiene Renzo - si troveranno a dover accettare compensi da 6-7 euro all’ora. Ecco perché è necessario reintrodurre una tariffa minima di riferimento che tenga conto della dignità del professionista».

Il tema dei giovani è molto sentito anche dagli assistenti sociali: «Lavorare ha un costo - spiega Gianmario Gazzi, presidente Consiglio nazionale Cnoas -: basti pensare all’obbligo di assicurazione e di formazione continua. Se a questo aggiungiamo l’assenza di un tetto minimo per i compensi rischiamo di arrivare a situazioni che purtroppo si sono già verificate, come il caso di un bando a titolo gratuito emanato da un ente pubblico, o come il caso di assistenti sociali pagati con i voucher nel settore privato». A Gazzi piacciono i film: raccontando come sono messi oggi gli assistenti sociali cita Blade Runner («Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi»), ma anche i fratelli Cohen, dicendo che l’Italia «è un paese per vecchi».

Mentre Walter Anedda, presidente della Cassa nazionale di previdenza dei commercialisti, plaude «al risultato degli avvocati nella speranza che questo non rappresenti un unicum nel panorama professionale», Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni è infastidito dalla corsia preferenziale degli avvocati: «L’equo compenso è un tema che andava affrontato per tutti», sottolinea. Secondo Stella, però, i parametri minimi possono essere utilizzati solo nei casi in cui il committente sia la pubblica amministrazione. «Con l’entrata in vigore del Ddl concorrenza - spiega infatti - è scattato l’obbligo di offrire il preventivo e quindi nei rapporti con i privati potrebbe non avere senso applicare l’equo compenso». Invece, secondo Stella, è urgente dopo l’estate chiedere l’equo compenso nei rapporti con la Pa per evitare che quest’ultima, in una posizione dominante, “schiacci” i professionisti imponendo prezzi troppo bassi.

Secondo Massimo Crusi, coordinatore del dipartimento riforme e politiche per la professione del Consiglio nazionale degli architetti, l’abolizione delle tariffe ha fallito: «Si credeva che il mercato si sarebbe autoregolamentato - spiega - ma così non è stato. Adesso è urgente introdurre l’equo compenso: non è un capriccio delle categorie ma un’esigenza della società».

Il disegno di legge sull’equo compenso

Il percorso per la tutela

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