Rapporti di lavoro

A giugno cresce il lavoro delle donne

di Giorgio Pogliotti

Un mercato del lavoro con un andamento da “montagne russe” che, dopo la flessione di maggio (preceduta dalla buona performance di aprile), a giugno fa registrare un incremento congiunturale degli occupati (+23mila) tutto attribuibile alla crescita dei contratti a termine (+37mila), che compensa la frenata degli occupati permanenti (mille in meno) e indipendenti (-13mila). Positivo il dato dell’occupazione femminile: rispetto a maggio ci sono 36mila occupate in più (e 13mila occupati in meno), il tasso occupazionale tra le donne sale al 48,8% che è il picco più alto dall’inizio delle rilevazioni Istat, ma rappresenta pur sempre uno dei dati più bassi tra i Paesi europei (la media tra le 28 nazioni è del 61,6% nel primo trimestre), ben lontana dal tasso maschile (al 66,8%).

Sempre sul versante congiunturale, i dati Istat di giugno evidenziano 57mila disoccupati in meno (il calo interessa tutte le fasce d’età ad eccezione di quella da 50 anni in su che conta 13mila disoccupati in più rispetto a maggio), mentre crescono gli inattivi (+12mila). Nell’attuale scenario caratterizzato ancora da incertezze le imprese sono spinte a investire in prevalenza sui contratti a termine (su giugno incide anche l’effetto stagionale) in attesa che il quadro si stabilizzi, complice anche la riduzione d’importo degli incentivi fiscali mirati sulle nuove assunzioni (limitati quest’anno ai giovani e al Sud). Non a caso, per rilanciare i contratti stabili, il governo punta a rendere strutturale la decontribuzione per le assunzioni di giovani, con la prossima legge di Bilancio.

«Buone notizie sul lavoro. Meno disoccupati, anche tra i giovani. Aumenta il lavoro delle donne. Fiducia in risultati del Jobs Act e ritorno alla crescita», commenta il premier Paolo Gentiloni su twitter. Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «da febbraio 2014 gli occupati sono 821mila in più, di cui 553mila permanenti, i disoccupati sono 421mila in meno e gli inattivi 707mila in meno». Replica dall’opposizione, Renato Brunetta (Fi): «I dati confermano che senza ripresa non vi è nuova occupazione e che il Jobs Act è stato un fallimento. La modesta crescita dell’occupazione di giugno è tutta dovuta ai contratti a termine e agli over 50, a dimostrazione della crescente incertezza delle imprese e della fine degli incentivi».

Torniamo ai dati Istat. Il tasso di occupazione al 57,8% rispetto a giugno del 2016 equivale ad un +0,4%, ma guardando alle fasce d’età si conferma che solo tra i 50 anni e più gli occupati sono aumentati (il tendenziale segna un +335mila), in particolare per i giovani tra 15 e 24 anni ci sono 19mila occupati in meno, nella fascia 25-34 sono 49mila in meno, tra i 35 e i 49 anni addirittura 121mila in meno. Si confermano, in sostanza, gli effetti delle nuove regole pensionistiche sull’invecchiamento della popolazione attiva. Su base annua gli occupati sono 147mila in più, rispetto a giugno del 2016, anche in questo caso sono quelli a termine a far registrare la crescita maggiore (+265mila), rispetto ai permanenti (+103mila), e gli indipendenti (-220mila). Con poco meno di 5,3 milioni di occupati, i lavoratori autonomi e i collaboratori toccano il minimo storico dall’inizio delle rilevazioni (un milione in meno rispetto al 2004), al contrario gli occupati dipendenti toccano il picco massimo con 17,6 milioni (erano 15,9 milioni nel 2004).

La crescita di giugno è dovuta soprattutto alle donne (+128mila), e agli ultracinquantenni (+335mila) che compensano il calo delle altre fasce d’età. In calo il tasso di disoccupazione che si ferma all’11,1% (-0,6% su giugno 2016), con 169mila disoccupati in meno rispetto all’anno precedente si torna sui livelli di settembre-ottobre 2012. Tutto ciò mentre secondo Eurostat il tasso di disoccupazione si attesta al 9,1% in media nell’area Euro (dal 9,2% di maggio) e al 7,7% nei 28 pesi Ue. Per i giovani tra i 15 e 24 anni il tasso di disoccupazione in Italia scende al 35,4% (-1,9% rispetto a giugno 2016 e -1,1% rispetto a maggio 2017), ma resta quasi il doppio del tasso registrato da Eurostat nei 28 Paesi della Ue dove si attesta mediamente al 16,7% (dal 16,9% di maggio) e ben oltre anche la zona euro dove a giugno tocca il 18,7% (dal 19% di maggio). Per i giovani senza lavoro l’Italia continua ad occupare stabilmente il terzultimo posto in Europa dopo Grecia (45,5%) e Spagna (39,2%), mentre in prima posizione si conferma la Germania (6,7%).
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