Rapporti di lavoro

A maggio 51mila occupati in meno

di Giorgio Pogliotti

Un mercato del lavoro a correnti alterne che, dopo la buona performance di aprile, a maggio fa registrare una frenata congiunturale, con 51 mila occupati in meno e 65mila disoccupati in più rispetto al mese precedente (stabili gli inattivi). Il calo dell’occupazione e l’incremento della disoccupazione interessa tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni, complice soprattutto l’innalzamento dell’età pensionabile, mentre l’unica tipologia che cresce è il contratto a termine (+10mila tra aprile e maggio), anche per l’avvicinarsi della stagione estiva.

Il dato congiunturale negativo rilevato dall’Istat arriva dopo otto risultati congiunturali leggermente in crescita (a ritmo di zero virgola) o stabili, mentre il tendenziale di maggio resta positivo: rispetto a maggio del 2016 ci sono 141mila occupati in più (+199mila a termine, +114mila permanenti e -172mila indipendenti), ma anche in questo caso la crescita interessa gli over50 (+407mila), mentre calano le altre classi d’età. Sempre rispetto a maggio 2016 i disoccupati sono 55mila in meno e gli inattivi 129mila in meno. Anche al netto della componente demografica, l’Istat segnala che su base annua cresce l’incidenza degli occupati ultracinquantenni mentre cala tra i 15 e 34enni. A maggio il tasso di occupazione è al 57,7% (-0,1% su base congiunturale e +0,3% su base tendenziale), mentre il tasso di disoccupazione si attesta all’11,3% (+0,2% rispetto ad aprile e -0,3% rispetto a maggio 2016), e il tasso di inattività è al 34,8% (stabile rispetto ad aprile e in calo dello 0,2% su maggio 2016).

Resta l’emergenza della disoccupazione giovanile: tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione è al 37%, in crescita dell’1,8% rispetto ad aprile e dello 0,3% rispetto a maggio 2016. Per avere un termine di paragone a maggio nell’Area euro secondo Eurostat la disoccupazione giovanile si è attestata in media al 18,9% e nella Ue al 16,9%. Peggio dell’Italia fanno solo la Spagna (38,6%) e la Grecia (l’ultimo dato di marzo era al 46,6%). Lo stesso vale per la disoccupazione generale che nella media dei 19 paesi della zona euro è stabile al 9,3% rispetto ad aprile e in calo rispetto al 10,2% di maggio 2016, che è il tasso più basso registrato da marzo 2009. In media nei 28 paesi dell’Ue il tasso di senza lavoro è al 7,8%, stabile rispetto ad aprile e in calo rispetto all’8,7% di un anno prima, anche in questo caso è il tasso più basso da dicembre 2008. Anche in questo caso l’Italia occupa la terzultima posizione, peggio fanno solo la Spagna (17,7%) e la Grecia (22,5% a marzo ultimo dato disponibile).

«Dopo il forte aumento di aprile - commenta il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti - la diminuzione degli occupati a maggio non muta le tendenze di medio-lungo periodo che continuano ad evidenziare, su base trimestrale e annuale, la crescita degli occupati e la diminuzione dei disoccupati». Poletti spiega che «per far fronte al troppo elevato tasso di disoccupazione giovanile bisogna concentrare su questo obiettivo gli interventi per sostenere l’occupazione», riferendosi alle misure allo studio per la manovra autunnale. Per Maurizio Sacconi (Epi) «tende a bruciarsi un’altra generazione giovanile destinata ad entrare tardi e male nel mercato del lavoro» , il governo deve privilegiare l’apprendistato. Cesare Damiano (Pd) invita a «non cedere al facile entusiasmo di maniera o al pessimismo pregiudiziale», i dati «vanno valutati nel medio-lungo periodo», mentre per i M5 Stelle «i giovani sono la fascia della popolazione più penalizzata dalla crisi».

Di «mercato stagnante» parla Tania Sacchetti (Cgil) che considera i dati «segnali di una ripresa ancora fragile e non strutturata, in cui la lieve crescita dell’occupazione, nonostante la mole di incentivi, non ha gli stessi ritmi degli altri Paesi europei». Per Gigi Petteni (Cisl) «la ripresa è ancora debole e tutta da consolidare». Guglielmo Loy (Uil) attende dal governo un intervento «non a spot (bonus), bensì strutturale, come la riduzione del cuneo fiscale e previdenziale», che «può essere un sostegno alle imprese indecise se assumere».

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