Per i periti industriali fatturati «anti-crisi»
Consapevoli di dover cambiare, per adattarsi a un mercato sempre più articolato, in cui le competenze tradizionali, come la progettazione edilizia, diventano periferiche.
Sono i
Con la legge 89/16 i periti industriali hanno visto riconosciuta la nuova modalità di accesso tramite laurea, obbligatoria dal 2021. Al di là del quadro numerico, il carattere della professione ben emerge dalla ricerca curata dal
Tuttavia, dalla ricerca sono emersi molti dati positivi e per certi versi inaspettati. Il 10 per cento degli iscritti è laureato e la “qualifica” va sottolineata visto che finora il titolo di accesso è rappresentato dal diploma (dal 2021, invece, sarà obbligatoria la laurea, adeguandosi ai percorsi Ue). Un quarto degli iscritti nel 2016 ha aumentato il fatturato, mentre quasi il 48 per cento ha mantenuto le posizioni, in un contesto generalmente non favorevole rispetto ai servizi, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà denunciate da architetti e ingegneri liberi professionisti. Circa l’82 per cento dei periti industriali è soddisfatto (in una gradazione che va da molto ad abbastanza), tuttavia sollecita una maggiore riconoscibilità della professione e chiede alla politica e alle istituzioni di categoria uno sforzo per appoggiare il cambiamento, soprattutto con la leva della formazione. L’attività sta infatti cambiando e si sta concentrando su consulenza, cerficazione e sugli ambiti della prevenzione e della sicurezza. In parallelo stanno affermandosi le nuove specializzazioni: ambiente, design, informatica. «I risultati della ricerca - ha detto il presidente del Consiglio nazionale, Giampiero Giovannetti - costituiscono una base conoscitiva importante per individuare le principali criticità su cui abbiamo come vertici istituzionali la responsabilità di intervenire».