Rapporti di lavoro

Per i periti industriali fatturati «anti-crisi»

di Maria Carla De Cesari

Consapevoli di dover cambiare, per adattarsi a un mercato sempre più articolato, in cui le competenze tradizionali, come la progettazione edilizia, diventano periferiche.

Sono i periti industriali , un universo professionale composto da circa 43mila iscritti all’Albo, con specializzazioni diversificate, una ridotta presenza femminile (sotto il 3 per cento), una forte presenza al Nord, specie nel Nord Est, circa il 34 per cento. Dal punto di vista anagrafico, circa il 30 per cento degli iscritti ha più di 55 anni. ‎

Con la legge 89/16 i periti industriali hanno visto riconosciuta la nuova modalità di accesso tramite laurea, obbligatoria dal 2021. Al di là del quadro numerico, il carattere della professione ben emerge dalla ricerca curata dal Centro studi del Consiglio nazionale dei periti industriali, presentata ieri a Roma, un’i ndagine che ha coinvolto circa 10mila iscritti. I risultati parlano da un lato di una professione matura: per esempio, moltissimi neo iscritti arrivano all’Albo dopo i 30/35 anni, quindi archiviato un altro percorso lavorativo, cercando una seconda chance.

Tuttavia, dalla ricerca sono emersi molti dati positivi e per certi versi inaspettati. Il 10 per cento degli iscritti è laureato e la “qualifica” va sottolineata visto che finora il titolo di accesso è rappresentato dal diploma (dal 2021, invece, sarà obbligatoria la laurea, adeguandosi ai percorsi Ue). Un quarto degli iscritti nel 2016 ha aumentato il fatturato, mentre quasi il 48 per cento ha mantenuto le posizioni, in un contesto generalmente non favorevole rispetto ai servizi, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà denunciate da architetti e ingegneri liberi professionisti. Circa l’82 per cento dei periti industriali è soddisfatto (in una gradazione che va da molto ad abbastanza), tuttavia sollecita una maggiore riconoscibilità della professione e chiede alla politica e alle istituzioni di categoria uno sforzo per appoggiare il cambiamento, soprattutto con la leva della formazione. L’attività sta infatti cambiando e si sta concentrando su consulenza, cerficazione e sugli ambiti della prevenzione e della sicurezza. In parallelo stanno affermandosi le nuove specializzazioni: ambiente, design, informatica. «I risultati della ricerca - ha detto il presidente del Consiglio nazionale, Giampiero Giovannetti - costituiscono una base conoscitiva importante per individuare le principali criticità su cui abbiamo come vertici istituzionali la responsabilità di intervenire».

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