Rapporti di lavoro

Fisco e burocrazia, professionisti in allarme

di Federica Micardi

Per incassare 35 milioni nel 2017 e 70 milioni dal 2018 si mette in crisi il mondo professionale. Sono queste le cifre legate all’estensione dello split payment (e cioè il pagamento della fattura senza l’Iva da parte delle pubbliche amministrazioni e delle loro controllate) alle professioni. E sono cifre note al legislatore che le ha espressamente indicate nella relazione tecnica al provvedimento. Questo meccanismo, introdotto in Italia nel 2015 per arginare l’evasione fiscale, all’origine aveva escluso i professionisti perché già soggetti alla ritenuta del 20 per cento.

Il problema riguarda tutte le professioni i maniera trasversale e la “giustificazione” della lotta all’evasione non convince. «I compensi dei professionisti sono soggetti a fatturazione elettronica – ha spiegato ieri Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, durante la sua audizione in commissione bilancio – quindi sono tracciati sotto ogni profilo e agevolmente individuabili».

Ma lo split payment è solo l’ultimo di una serie di interventi che mettono in difficoltà i professionisti. Sono in dirittura d’arrivo una serie di norme, dal Ddl concorrenza a quello sull’antiriciclaggio, dal Dl autonomi alla manovra correttiva appena approvata (Dl 50 del 24 aprile 2017) che intervengono o sulle professioni in generale o su professioni specifiche con novità anche dirompenti. Crea sconcerto tra le categorie anche l’assenza di alcune norme, in particolare quella dell’equo compenso, l’eliminazione delle tariffe, iniziata nel 2006, ha di fatto messo in difficoltà i professionisti (un minimo salariale garantito è previsto per tutti i lavoratori dipendenti) e tolto un punto di riferimento per i clienti; inoltre l’eccessivo ribasso – denunciano i professionisti – è andato a scapito della qualità del servizio. Proprio su questo tema e prevista sabato prossimo a Roma è una manifestazione interprofessionale.

Tornando per un momento alle novità fiscali è condivisa l’impressione, sintetizzata dal presidente dei commercialisti Massimo Miani, che «l’attenzione del legislatore è focalizzata sulle entrate fiscali e ogni intervento viene fatto nell’ottica di fronteggiare una situazione di emergenza».

Un’altra novità fiscale “sotto accusa” da parte di commercialisti e consulenti del lavoro è quella relativa all’obbligo del visto di conformità per compensazioni oltre i 5mila euro (fino al 24 aprile il limite era di 15mila).

«È un problema sotto più aspetti – spiega il presidente dei consulenti del lavoro, nonché presidente del Comitato unitario delle professioni Marina Calderone – oltre ad ampliarsi in modo considerevole i casi in cui è necessaria l’asseverazione, ci sarà anche un riflesso sui costi assicurativi che deve sostenere il professionista per tutelarsi da eventuali errori».

A rendere il tutto ancora più complicato è l’entrata in vigore immediata; nel caso della registrazione delle fatture, prima si avevano due anni di tempo ora sono 4 mesi, e manca un regime transitorio per le fatture non ancora registrate del 2015 e del 2016 e non più registrabili secondo le nuove regole.

Le novità “non fiscali” contenute per esempio nel Ddl concorrenza e che impattano sulle professioni sono diverse. Di carattere generale c’è la norma che introduce l’obbligo di un preventivo dei costi in forma scritta (o elettronica). Compito non sempre facile perché i servizi professionali non sono paragonabili a un bene, con magari degli optionals; la norma dovrebbe quindi tener conto delle specificità delle diverse professioni.

«Una norma in arrivo che preoccupa – spiega il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin – è quella contenuta nel Ddl concorrenza che apre al socio di capitale; siamo estremamente perplessi perché avvertiamo il rischio che socio di capitale esterno possa comunque diventare capitale di controllo. Noi abbiamo proposto e torniamo a proporre la figura del finanziatore», che apre al capitale privato senza “mercificare” il professionista.

Il Ddl concorrenza contiene una norma “a rischio” anche per i notai. «È prevista l’introduzione di nuovi notai – spiega il presidente del consiglio notarile Salvatore Lombardo – e la loro distribuzione sul territorio è fatta solo in base al numero di abitanti senza tenere conto, come si è fatto in passato, di altri fattori importanti come il giro d’affari».

Ingegneri e architetti sono invece preoccupati dall’ingresso nel mercato privato delle società di ingegneria. «Questa apertura – spiega il presidente del consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zambrano – introduce una distorsione nel mercato perché può aprire l’accesso a soggetti diversi come gli istituti di credito, condizionando anche mutui e finanziamenti». «Le società di ingegneria – aggiunge Massimo Crusi tesoriere del Consiglio nazionale degli architetti – non sono iscritte all’Ordine, hanno un regime fiscale diverso e non versano alla Cassa di previdenza. Inoltre il Ddl introduce anche una sanatoria per il passato». In pratica una distorsione con effetto retroattivo.

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