Rapporti di lavoro

Calderone (Cup): «Ora l’estensione a tutte le categorie»

di M.C.D.

«Nell’audizione alla Camera sul Jobs act degli autonomi abbiamo sollecitato il principio dell’equo compenso per i professionisti, perché non è vero che questi ultimi siano l’elemento forte nel rapporto contrattuale con il committente». Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, appena rieletta al vertice del Cup, il coordinamento delle professioni organizzate in Ordini, delinea uno degli obiettivi del suo mandato.

Gli avvocati, con il Ddl sull’equo compenso, fanno da apripista o giocano da soli?

In un percorso legato al loro ordinamento, gli avvocati sono in sintonia con il resto del mondo professionale.

Nel caso dell’equo compenso degli avvocati, il riferimento non è il consumatore persona fisica ma l’impresa. Concorda?

Il professionista può essere una parte debole del contratto quando non si rispetta un equo compenso, cioè quando c’è un forte disallineamento, per esempio rispetto ai parametri utilizzati dal giudice.

Torniamo alle tariffe minime valide nei confronti di tutti i clienti?

Non sono io ad aver utilizzato l’espressione tariffe minime, ma il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. D’altra parte se si parla di rispetto dei minimi contrattuali, se nella legge Fornero si parlava di compenso per i collaboratori non inferiore a quanto percepito per prestazioni analoghe dai lavoratori subordinati, non vedo lo scandalo se fissiamo un equo compenso per i professionisti. Il riferimento può essere costituito dai parametri stabiliti dal ministero della Giustizia e utilizzati dal giudice.

Dopo l’abolizione delle tariffe nel 2012, non le sembra di tornare al passato?

Non c’è nessuno scandalo se si regolamenta un mercato dopo aver sperimentato che la liberalizzazione non ha dato buoni frutti. Nel settore socio sanitario ci sono amministrazioni che hanno messo a bando il servizio sociale con un compenso pari a zero.

Un’offerta anomala, non c’è dubbio. Ma con il ritorno a prezzi di riferimento che cosa ci guadagna il cliente?

Il cliente, in un rapporto contrattuale equilibrato, sa che un professionista serio, preparato e aggiornato non può essere pagato al di sotto delle soglie di sussistenza. La qualità del lavoro deve essere premiata. Non vorrei farne una campagna sindacale, ma l’articolo 36 della Costituzione vale anche per i professionisti.

Le clausole vessatorie dell’articolo 2 dello schema di Ddl per gli avvocati non sono ripetitive rispetto a quanto previsto dal Ddl sul lavoro autonomo?

Ritengo che il provvedimento preparato per gli avvocati indichi con chiarezza quali siano le clausole vessatorie per i professionisti. Il Ddl sul lavoro autonomo potrebbe farne tesoro.

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