Rapporti di lavoro

Nuova conciliazione: un passo in avanti

di Giampiero Falasca


C'è grande interesse per la nuova conciliazione volontaria. Su questo istituto si gioca, in effetti, un pezzo importante del Jobs act, che dovrà dare tempi certi al mercato del lavoro ma anche riduzione delle cause. Per funzionare, la conciliazione non dovrà restare vittima di problemi applicativi e contrasti interpretativi.


Da questo punto di vista, le norme che stanno per essere approvate dal governo promettono bene. La procedura è costruita in maniera razionale, i passaggi da compiere sono chiari e le convenienze reciproche per le parti sono facili da comprendere.


Ci sono alcuni dubbi, ma scaturiscono più che altro dalla novità dello strumento, come è emerso dai quesiti formulato al Forum organizzato dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro. Dubbi che, con qualche riflessione attenta, si possono superare senza incertezze.
Si può accoppiare la conciliazione con un accordo, separato e distinto, con cui si cancella ogni lite potenziale? Sicuramente, perché non si dovrebbe. Si possono cambiare le regole della procedura, mantenendo i benefici (decadenza dalla causa, incentivi fiscali)? No, non si può, meglio non prendere strade azzardate.


L'unico vizio della procedura è che vale solo per i nuovi assunti (come, purtroppo, tutto il Jobs act). Questo vuol dire che ancora per molti anni conviveranno conciliazioni di vecchio e nuovo tipo. Non il massimo in termini di semplificazione - la potremmo definire la “semplificazione complessa” - ma comunque un passo in avanti rispetto al passato.

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