Rapporti di lavoro

Lunedì a Tuttolavoro il giudizio degli operatori sul Jobs act - Bonifacio (Nokia): «Occorre favorire gli investimenti»

di Adriano Moraglio


Un'italiana ad Helsinki - e in posizione di rilievo in Nokia - promuove «la voglia di trasformare» che intravede nel Jobs Act voluto dal Governo, in via di attuazione con i decreti delegati in fieri. Il giudizio è di Rosaria Bonifacio, vice president Hr Mobile Broadband di Nsn, Nokia Solutions and Networks, che parteciperà lunedì 15 dicembre alla seconda tavola rotonda di “Tuttolavoro”, l'evento del Gruppo 24 Ore dedicato al Jobs Act italiano collocato nel contesto europeo che si terrà a Milano nella sede del giornale in via Monte Rosa 91.
«La cosa fondamentale che vedo da qui – spiega Rosaria Bonifacio, dal 2008 fuori dall'Italia e oggi stabilmente in Finlandia - è che il Jobs Act può aiutare a far diventare l'Italia un Paese dove si possa investire. Insomma, è un provvedimento che può facilitare le cose; certo, a patto che l'Italia metta in campo politiche di investimenti appetibili e che queste corrispondano alla volontà di investire delle imprese estere».
Del provvedimento studiato per migliorare il mercato del lavoro la manager di Nsn apprezza soprattutto tre aspetti: «Mi sono soffermata, in particolare, sull'Agenzia nazionale per l'occupazione. Con questa iniziativa di governo del mercato del lavoro mi pare ci sia la volontà di favorire un rapporto più dinamico tra offerta e domanda. Ma questo potrà avvenire in riferimento a una cassa integrazione diversa da quella attuale (che altro non fa che favorire l'assistenzialismo) trasformandola, come vuole fare il Jobs Act, in un ammortizzatore sociale meno prolungato nel tempo e collegato a percorsi formativi, anche obbligatori, che aiutino al rientro nel mondo del lavoro. Il terzo elemento positivo è dato dalla volontà di dare più concretezza alle misure a sostegno dei diritti delle lavoratrici e di categorie svantaggiate».
«Ma - aggiunge Rosaria Bonifacio – non c'è legge che tenga se non cresce in Italia una cultura nel mercato del lavoro. È questo che riscontro, invece, all’estero, nei Paesi anglosassoni o nel Nord Europa: il premio al merito rispetto alle “conoscenze” e alle “appartenenze”, la valorizzazione della diversità dell'apporto tra uomini e donne e l'esistenza di più efficaci percorsi di accesso al lavoro per i giovani. Sono questi gli elementi che possono consentire un vero progresso».
All'estero, secondo la vice president HR Mobile Broadband di Nsn, «le regole di ingaggio del personale sono più chiare, più trasparenti ed è più facile essere scelti per quello che si è fatto nel proprio percorso lavorativo o di studio». Rosaria Bonifacio individua, poi, nelle imprese estere «una forte capacità di trasformarsi adeguandosi alle sempre nuove esigenze organizzative, investendo sulle risorse interne. Le stesse ristrutturazioni aziendali, che non mancano, avvengono però in tempi certi e secondo regole chiare di concerto tra le forze sociali e le aziende». E, soprattutto, conclude la manager, «all'estero non vedo quell’eccesso di burocrazia che in Italia stritola così tanto la voglia di prendere iniziative imprenditoriali».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©