Rapporti di lavoro

Outplacement: pragmatismo, creatività e discontinuità col passato

di Giorgio Paladin

Il nuovo outplacement si fonda sul pragmatismo, sulla creatività e sulla discontinuità col passato come fattori chiave (in se stessi ed in combinazione con altri fattori).
L'approccio pragmatico è quello che si appoggia sull'ineluttabilità del cambiamento per le persone, perché ineluttabile è il cambiamento nelle imprese. Da questa ineluttabilità si genera però la spinta positiva a reagire, interpretando con appropriato senso di responsabilità la necessità di ricercare continuità e sviluppo. La tipologia di pragmatismo che alimenta interpretazioni pessimistiche (“non c'è lavoro…”) va confrontata con il pragmatismo di tipo realisticamente dinamico che fa muovere la persona verso opportunità comunque presenti o latenti nell'ambito dei processi di rinnovamento e ricambio insiti nell'economia e nel mondo del lavoro dei nostri tempi. Ogni persona che ha svolto attività lavorativa ha un suo livello di ricollocabilità. Ognuno, infatti, ha accumulato valori personali e professionali ed ognuno ha la potenzialità di rinnovarsi integrando vecchi e nuovi valori: serve mettersi in gioco e farlo con metodo. Il pragmatismo, naturalmente, sta nella capacità delle aziende e delle forze sociali di far superare alle persone gli impasse emotivi e sostenerle nel credere alla realizzabilità del cambiamento e nel prendere la responsabilità di perseguirlo.
Tutto ciò deve entrare in un flusso di comunicazione e di azione positiva che parte dalla presa di responsabilità economica e sociale di chi effettua la ristrutturazione, e che deve confrontarsi con la sensibilità responsabile dei rappresentanti dei lavoratori, riflettendosi quindi sulle risorse umane coinvolte nelle riorganizzazioni. Si tratta di assimilare, condividere e sostenere diffusamente il valore di un circolo virtuoso di azioni integrate (validazione delle competenze - orientamento al futuro - riqualificazione professionale - flessibilità - riposizionamento interno - ricollocazione esterna) che rafforzi l'autostima delle persone e ne incentivi un atteggiamento costruttivo.
L'approccio creativo, a sua volta, è quello di adoperarsi con inventiva ed efficacia per “far accadere cose di difficile accadimento”, credendoci in partenza e sapendosi misurare con le difficoltà di percorso. Si tratta di allargarsi rispetto ai normali meccanicismi dei processi formativi e orientativi, cercando le combinazioni di pensiero, di ricerca e di azione, utili in modo individualmente differenziato per scoprire nuove combinazioni fra un valore personale ed un bisogno del mondo del lavoro. Mi riferisco al saper trovare, a monte della ristrutturazioni dimensionali, le chiavi comunicative per una diffusa razionalizzazione e condivisione delle necessità di cambiamento, tale per cui in itinere possano profilarsi anche nuove opportunità interne. O anche opportunità proiettate sull'esterno sotto forma di creazione di nuova impresa, Mi riferisco all'accelerazione dei processi di elaborazione delle separazioni favoriti dalla messa in evidenza di potenzialità costruttive insite nelle persone stesse, grazie all'approccio maieutico che favorisce l'emersione dei valori inespressi delle persone. Penso al sostegno e alla valorizzazione dell'autostima della persona stessa in modo che sia alimento e motore di energia di rinnovamento. Mi riferisco anche, e con forte convinzione, alla creatività di indagine nel mondo del lavoro che faccia germogliare nuove aree di affinità ed interesse verso le quali far confluire l'adattabilità professionale delle persone e la capacità di riqualificarle con sostegni formativi mirati, all'interno di specifiche strategie di cambiamento.
Infine, l'approccio in discontinuità con il passato è quello della riconoscibilità su larga scala della buona lungimiranza delle aziende di presentarsi alle ristrutturazioni con l'impegno di un progetto globale, la cui programmazione parta dalle caratteristiche e dai potenziali preliminarmente individuati delle persone coinvolte e, dopo questo, si raccordi con le prospettive occupazionali attualizzate del mondo del lavoro locale. L'approccio di discontinuità è anche quello che sostiene lo spostamento della formazione professionalizzante (e così la rende efficace) a valle del bilancio delle competenze delle persone e dell'analisi dei bisogni di professionalità dei territori. Tutto questo naturalmente coinvolge responsabilmente anche la parte sindacale nell'avvallare percorsi che anticipino quanto prima le tutele attive individuali, all'interno del giusto decorso relativo alle definizione delle tutele a carattere collettivo.
Infatti, il tempestivo coinvolgimento individuale delle persone coinvolte nell'ineluttabilità del cambiamento metterà ciascuno in condizione di confrontarsi su ciò che gli sta succedendo, sulla localizzazione delle sue possibili sicurezze sul futuro e sul valore di un supporto strutturato per la gestione del suo stesso cambiamento di assetto lavorativo. Il primo effetto per la persona sarà di capire che, nell'individualismo con cui dovrà affrontare la vicenda che si trova a vivere, non sarà “solo col suo problema”, ma avrà l'appoggio continuativo nel tempo di un accompagnatore. Il secondo effetto sarà quello di portare la persona nella positiva dimensione del “bilancio dei valori”, dell'identificazione delle “aree di migliorabilità” e della definizione dei “possibili obiettivi” cui tendere, mettendola così in condizione di avere una strategia personalizzata sulla quale orientare i suoi comportamenti, con il supporto che gli deriverà dal progetto di outplacement. Il terzo effetto sarà, per l'Azienda, quello di disporre presto degli elementi analitici sull'intera popolazione coinvolta, che permetteranno di progettare - con realismo, con concretezza e con adeguate cadenze temporali - le iniziative di riqualificazione professionale e di supporto alla ricollocazione professionale.
Il valore sostanziale di questo processo - di rapida rassicurazione delle persone e di rapida misurazione dell'entità del problema su cui progettare le misure risolutive - opportunamente tradotto in chiave informativa su ampio spettro, produrrà anche un valore mediatico positivo, idoneo da un lato ad attenuare l'impatto sociale della ristrutturazione aziendale e ad assicurare alle persone concretezza di supporto e, dall'altro lato, a far sentire corresponsabili, ciascuno per nel suo ruolo, gli stakeholder (parti sociali, finanziatori pubblici, servizi per l'impiego, sistema della formazione, sistema di supporto alla creazione d'impresa) impegnati nelle misure di politica attiva per il lavoro.

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