Rapporti di lavoro

Pmi e lavoratori penalizzati nella crisi

di Matteo Prioschi

Una decisione che penalizza innanzitutto le piccole e medie imprese proprio ora che più hanno bisogno di un sostegno per la formazione dei dipendenti. Questa la conseguenza principale che viene evidenziata da alcuni fondi interprofessionali a fronte del taglio strutturale delle risorse loro destinate previsto dalla legge di stabilità. A soffrire saranno soprattutto le aziende più piccole, quelle che peraltro costituiscono la maggior parte degli iscritti ai fondi e che, già alle prese con problemi di liquidità, non riusciranno più a fare aggiornamento e perderanno competitività.

A fronte della sensibile riduzione delle risorse, sottolineano dal fondo For.Te, le aziende che ora hanno più bisogno di formazione e sostegno attivo per uscire dalla crisi economica perdono tutto ciò. Inoltre questo intervento, a differenza dei precedenti, non riguarda i contributi di chi non ha scelto un fondo, quindi si rischia di disincentivare tutto il processo.

Dovendo ridurre le spese, il governo avrebbe potuto, come suggerito da più voci, razionalizzare il numero dei fondi, individuare i meccanismi che hanno funzionato e premiare le buone pratiche. «È vero che si è anche creato un fenomeno di formazione fatta per i formatori – riconosce Franco Valente direttore di Fondoprofessioni – con esperti più di rendicontazione che di crescita», ma questo è stato determinato anche dall'adozione di «metodologie di verifica e rendicontazione più simili all'erogazione pubblica e più attente alla correttezza documentale che all'efficacia del percorso formativo». Ciò non toglie, per esempio, che Fondoprofessioni abbia riscontrato una forte crescita dei voucher formativi individuali, quindi non imposta ma richiesta dai lavoratori stessi.

«In passato – afferma Stefano Di Niola, presidente di Fondartigianato – i tagli sono stati motivati con la mancanza di fondi per la cassa in deroga, ma ho sempre contrastato questo atteggiamento perché effettua uno scambio improprio tra uno strumento che riguarda il “passato” con uno rivolto al futuro. Oggi è anche peggio perché le risorse sottratte non hanno una destinazione specifica. Si può discutere dei margini di miglioramento della formazione ma in questo modo si tolgono risorse anche a realtà positive». Se si vuole ottenere più efficienza ed evitare le cattive gestioni gli strumenti ci sono anche perché, aggiunge Di Niola, «siamo vigilati dal ministero del Lavoro che nomina il presidente del consiglio sindacale».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©