Adempimenti

La riforma della giustizia cancella il rito Fornero per i licenziamenti

di Matteo Prioschi

Abolizione del rito Fornero, con la previsione, però, di un canale prioritario per la trattazione delle cause riguardanti i licenziamenti. La bozza del disegno di legge delega per la riforma del processo civile prevede delle novità anche per quanto riguarda il processo del lavoro.

In via generale, secondo il documento, dovrebbe essere riformato il processo di primo grado davanti al tribunale in composizione monocratica avendo come punto di riferimento due principi: semplicità e durata ragionevole del procedimento, nonché effettività della tutela; abrogazione del procedimento sommario di cognizione. Da tale riforma, però, sono espressamente esclusi i procedimenti ora soggetti al rito del lavoro.

Tuttavia, in questo ambito specifico, si prevede il superamento del rito Fornero introdotto dalla legge 92/2012 e applicabile alle cause di licenziamento regolate dall’articolo 18 della legge 300/1970 (esclusi quindi gli assunti con le “tutele crescenti”). Il testo contenuto nella bozza e relativo a questa novità non è particolarmente chiaro, ma dovrebbe comportare l’applicazione del rito “ordinario” del lavoro (regolato dagli articoli 409 e seguenti del codice di procedura civile) a tutte le cause di lavoro successive all’entrata in vigore del decreto legislativo attuativo della delega. Mantenendo, tuttavia, un carattere prioritario alle liti relative ai licenziamenti.

Il rito del lavoro si differenzia da quello ordinario principalmente per una maggiore velocità, perché il giudice ha maggiori poteri istruttori e perché favorisce la conciliazione delle controversie.

Il rito Fornero non ha suscitato particolare entusiasmo tra gli addetti ai lavori ed è stato oggetto di dubbi, come quello sull’opportunità che lo stesso giudice di primo grado si pronunci sull’ordinanza e sulla successiva eventuale opposizione. Possibilità ritenuta lecita e anzi opportuna dalla Corte costituzionale con la sentenza 78/2015.

«L’abolizione del rito Fornero - afferma Aldo Bottini, presidente Agi, avvocati giuslavoristi italiani - è una richiesta che già alcuni anni fa avevano fatto congiuntamente Agi e Anm. Nell’esperienza applicativa, il rito speciale per i licenziamenti ha creato più problemi di quelli che si proponeva di risolvere, dando luogo a infinite dispute procedurali e creando di fatto un grado di giudizio in più, con relative complicazioni e aggravio di costi. Oggi ha ancora meno senso, posto che si applica solo al licenziamento dei lavoratori assunti prima del Jobs act. Peraltro, la lentezza dei procedimenti del lavoro in alcune sedi (fortunatamente non tutte) non dipende dalle norme ma dalle risorse e dall’organizzazione degli uffici. Per questo è giusto mantenere per tutte le controversie il processo ordinario del lavoro, riservando una “corsia preferenziale” alle cause di licenziamento».

Tuttavia, c’è qualche perplessità sullo strumento legislativo scelto. «Non si comprende perché - prosegue Bottini - utilizzare al riguardo il meccanismo della delega, che comporta tempi lunghi. Si tratta di un intervento semplice (quanto urgente), che ben potrebbe essere fatto con una norma immediatamente efficace. Lo stesso vale per la reintroduzione della negoziazione assistita nelle cause di lavoro, pure prevista nella bozza del Ddl, un provvedimento più che opportuno e da noi sollecitato da tempo».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©