Adempimenti

Porte aperte in banca a quindicimila studenti delle scuole superiori

di Cristina Casadei

Sullo sfondo dei progetti di alternanza scuola lavoro del credito, che quest’anno porteranno in banca almeno 15mila studenti delle scuole superiori, c’è soprattutto il tema dell’educazione finanziaria. Se ne occupa da molti anni la Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, costituita su iniziativa dell’Abi, ma adesso che la legge 107 del 2015 ha reso curricolare l’alternanza in tutti i percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, scuole e banche si stanno attrezzando per consentire agli studenti degli istituti superiori di terza, quarta e quinta, di poter svolgere il loro percorso anche negli istituti di credito.

Anche grazie alle storiche buone relazioni industriali, il credito quest’anno accoglierà oltre 15mila studenti. Piccolo particolare: siamo nel primo settore che ha creato un meccanismo incentivato e condiviso con i sindacati. L’accordo di riforma del Fondo per l’occupazione (Foc), siglato da Abi e Fabi, First, Fisac, Uilca, Ugl credito e Unisin Falcri Silcea Sinfub, ha infatti dedicato un apposito capitolo proprio al tema dell’alternanza, riconoscendo «il valore di una più stretta integrazione tra il mondo della scuola e delle imprese e l’importanza dell’istruzione e della formazione anche ai fini della crescita economica e della creazione di posti di lavoro». Proprio in questa prospettiva le banche hanno cercato di dare agli studenti l’opportunità di conoscere il loro contesto lavorativo e, d’intesa con i sindacati, hanno previsto un accantonamento di circa un milione e mezzo sulle risorse del Foc e un contributo di 100 euro all’impresa interessata, per ciascuno studente coinvolto nel progetto, come stanziamento per favorire un tutoraggio di qualità.

Nel credito finora non sono mancati i buoni esempi, anche tra le piccole banche. Limitandoci ai grandi istituti, questi sono già partiti da tempo con i progetti di alternanza sul cui esito sono già in grado di fare un bilancio. In Unicredit l’alternanza è entrata a far parte del programma di Social impact banking che ha appunto previsto un capitolo dedicato all’educazione finanziaria e all’inclusione. Il gruppo ha lanciato un proprio programma per aumentare la consapevolezza finanziaria e incoraggiare lo spirito imprenditoriale nelle scuole. «Per fare bene, dobbiamo anche fare del bene», dice spesso il ceo Jean Pierre Mustier. «In Unicredit siamo orgogliosi del fatto che tutte le nostre azioni siano guidate da un forte senso etico, basato su valori chiari. Uno di questi è l’importanza di sostenere le nostre comunità. Attraverso l’iniziativa Social impact banking facciamo proprio questo, guardando oltre il puro ritorno economico, con l’obiettivo di accompagnare quegli investimenti che hanno un impatto positivo sulla società».

In Intesa Sanpaolo il progetto di alternanza è stato invece denominato Z lab e ha previsto il coinvolgimento di 1.500 studenti di 70 scuole, ospitati in 111 laboratori in 15 diverse città. Gli studenti lavorano con la metodologia flipped classroom o classe capovolta che al posto delle tradizionali lezioni frontali prevede continue attività collaborative e interattive, con i tutor aziendali a facilitare i lavori. Tutti gli argomenti sono contestualizzati in attività operative, anche con visite agli uffici delle strutture centrali e il confronto con colleghi testimonial. Gli studenti hanno così la possibilità di sviluppare competenze tecniche in ambiti come l’educazione finanziaria, il marketing, l’imprenditorialità, la creazione di start up e competenze trasversali tipiche di un contesto aziendale come la comunicazione, il lavoro in team, il problem solving, l’organizzazione e la gestione del tempo.

Al di là delle buone esperienze che il settore può vantare, a livello di sistema l’accordo di riforma del Fondo per l’occupazione valorizza la responsabilità sociale d’impresa e sottolinea il ruolo che possono avere nell’educazione finanziaria tanto le associazioni dei lavoratori quanto quelle dei datori di lavoro. Le buone relazioni industriali diventano così uno dei primi messaggi che il settore può trasferire a ragazzi che non vanno in alternanza per sostituire i lavoratori in qualche loro mansione a basso valore aggiunto, ma per conoscere il mondo del lavoro e le molteplici sfaccettature dell’industria del risparmio.

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