Adempimenti

Visite fiscali, ok dei giudici ma fasce da uniformare fra pubblico e privato

di Gianni Trovati

Per il regolamento che cambia la disciplina delle visite fiscali nel pubblico impiego arriva anche il via libera del Consiglio di Stato, che nel parere 1939/2017 diffuso ieri torna però sul tema dell’armonizzazione con le norme per i lavoratori privati.

L’ok di Palazzo Spada segna di fatto l’ultimo passaggio indispensabile all’adozione definitiva del nuovo regolamento, un decreto interministeriale (Funzione pubblica e Lavoro) attuativo di una delle norme della riforma Madia. Nei prossimi giorni la Funzione pubblica valuterà eventuali ritocchi al testo prima della firma finale, ma le eventuali modifiche non dovrebbero essere pesanti viste le osservazioni avanzate dai giudici amministrativi. La principale, quella che chiede di fissare per lavoratori pubblici e privati le stesse fasce orarie di reperibilità (come chiesto in più occasioni anche dal presidente dell’Inps Tito Boeri), dovrebbe infatti passare da un altro provvedimento, tanto è vero che il Consiglio di Stato ha deciso di inviare il parere anche alla presidenza del Consiglio per valutare le decisioni da assumere.

Il punto è quello, controverso, delle fasce di reperibilità per le visite fiscali, che in base alla nuova disciplina potranno essere disposte dall’Inps ribadendo la necessità di concentrare l’attenzione in particolare sulle giornate “critiche” vicine a fine settimana, ponti e festività varie. Per i dipendenti pubblici, come prevedeva già il decreto ministeriale 206 del 2009, la visita può arrivare dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, anche di un giorno festivo o comunque non lavorativo. A casa dei lavoratori privati, invece, il medico può bussare solo fra le 10 e le 12 e fra le 17 e le 19, in un arco quindi di quattro ore contro le sette previste per i dipendenti pubblici.

Il provvedimento attua le regole sul «polo unico» delle visite fiscali scritte nel decreto legislativo sul pubblico impiego (articolo 18 del Dlgs 75/2017), a sua volta attuativo della delega Madia. «Armonizzare» in questa sede le fasce di reperibilità, spiega però la stessa Funzione pubblica nel confronto con i giudici amministrativi, avrebbe comportato una riduzione a quattro delle ore aperte alle visite fiscali nel pubblico impiego, perché l’attuazione della delega Madia non può intervenire sul lavoro privato, e quindi «una minore incisività della disciplina dei controlli» sui dipendenti pubblici. I giudici amministrativi storcono il naso di fronte a quella che definiscono una «nozione di controllo prettamente quantitativa», ma ribadisce che qualcosa va fatto: anche perché «l’armonizzazione» era tra gli obiettivi espliciti della norma attuata dal nuovo decreto, che quindi potrebbe essere esposto al rischio di ricorsi.

Da affinare in fase attuativa, secondo il consiglio di Stato, ci sono poi le modalità di comunicazione telematica delle informazioni fra Inps e datore di lavoro; vista la delicatezza dei dati sanitari, l’indicazione è di acquisire in via preventiva il parere del Garante della Privacy, anche se questo passaggio non è previsto dalla riforma del pubblico impiego.

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