Previdenza

Malattie professionali, denunce in calo nel 2017

di Mauro Pizzin


Dopo una crescita continua, dal 2011 al 2016 (da 47.310 a 60.244), lo scorso anno ha registrato una diminuzione il numero delle denunce per malattie professionali, scese secondo i primi dati provvisori Inail a 58.129. A dirlo è un’indagine del Centro studi della Fondazione Ergo, che ha utilizzato la Banca dati statistica e l’Open data dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. L’indagine costituisce il tema centrale del secondo numero de “I Quaderni di approfondimento”, la collana della fondazione dedicata ad analizzare il panorama industriale italiano.

Malattie «tabellate» e non
Secondo la definizione dell’Inail, per malattia professionale si intende una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente. La stessa causa deve essere diretta ed efficiente, cioè in grado di produrre l’infermità in modo esclusivo o prevalente: il Dpr 1124/65, infatti, parla di malattie contratte nell’esercizio e a causa delle lavorazioni rischiose. È ammesso, tuttavia, il concorso di cause extraprofessionali, purché queste non interrompano il nesso causale in quanto capaci di produrre da sole l’infermità. Deve esistere, quindi, un rapporto causale diretto, o concausale, tra il rischio professionale e la malattia. In questo contesto la malattia professionale Inail è riconosciuta come causa di servizio quando rientra nell’elenco delle malattie cosiddette “tabellate”, ossia presenti in una apposita lista per la quale il lavoratore non ha bisogno di dimostrare il nesso eziologico con l’attività svolta. Quando la malattia non sia tabellata spetta, invece, al lavoratore di dimostrare la causa-effetto dell’insorgere della malattia con l’attività lavorativa.

In agricoltura la contrazione maggiore
Lo studio, come anticipato, evidenzia un calo delle denunce nel 2017 concentrate soprattutto nel settore agricolo (-10%, mentre fino al 2016 il numero di malattie in aumento riguardava soprattutto i lavoratori del settore dell’agricoltura e i dipendenti pubblici) , a cui si aggiungono diminuzioni più contenute nell’industria e servizi (-1,7%) e nello Stato ( -3,6%). Colpisce, in particolare, che la diminuzione delle denunce sia in controtendenza rispetto al numero degli occupati, in aumento lo scorso anno così come nel periodo 2011-2016, con la sola eccezione del 2013. Secondo lo studio, se nel 2013 l’aumento delle denunce non correlato da un aumento della forza lavoro potrebbe essere stato motivato da una maggiore sensibilità dei medici competenti a diagnosticare la malattia e procedere a effettuare la denuncia all’Inail, per la diminuzione del 2017 una spiegazione al calo delle denunce rispetto all’aumento degli occupati potrebbe basarsi su una maggiore sensibilità delle aziende ad attuare misure di prevenzione.

I costi da affrontare
Fondazione Ergo ha analizzato anche i costi legati alle malattie professionali, che per l’Italia nel 2003 sono stati pari a circa 6,8 miliardi, considerando non solo gli oneri associati agli assicurati ma anche quelli relativi a lavoratori non assicurati e al sommerso. La stima è riferita a costi assicurativi (2 miliardi), costi di prevenzione (2,3 miliardi) e costi conseguenti, ossia tutti quelli successivi all’evento che sono a carico delle aziende (costi per la sostituzione del lavoratore, la riabilitazione e per la perdita di produzione) e delle vittime (riduzione della capacità lavorativa). Passando ad anni più vicini, l’Inail per il 2012 stima 51 miliardi di costi totali tra infortuni e malattie professionali, di cui circa il 16% prodotti dalle seconde, con valori in diminuzione per il costo preventivo e conseguente (rispettivamente 1,5 e 3 miliardi) e in aumento per il costo preventivo (3 miliardi). Mediamente una malattia professionale costa all’Italia oltre 200mila euro.

Lo studio della Fondazione Ergo

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