Previdenza

Ape social nel mirino di M5S e Lega, torna la pensione anticipata

di Marco Rogari

Ritrovarsi su un binario morto subito dopo la faticosa partenza. È la sorte che potrebbe toccare all’Ape social nel caso in cui Lega e M5S diventassero “protagonisti” del prossimo Governo. L’intenzione di Carroccio e Pentastellati di “annullare” la legge Fornero, con il sostanziale ripristino delle uscite anticipate anche sotto forma di “quote”, è già nota. Ma questo riassetto previdenziale avrebbe anche la conseguenza di bloccare sul nascere la corsa dell’Anticipo pensionistico sociale, mentre l’Ape volontario e l’Ape aziendale avrebbero molte più chances di continuare a funzionare.

Il “pacchetto” dei Pentastellati per superare la legge Fornero prevede una maggiore flessibilità in uscita imperniata su quota 100 (nel “mix” tra età anagrafica e anzianità contributiva), pensionamenti con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica (in primis per i “precoci”), opzione donna e staffetta generazionale. Il tutto accompagnato dal blocco graduale dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, a cominciare da una platea più estesa di lavoratori impegnati in attività usuranti. Questo intervento, secondo il M5S, costerebbe complessivamente 10,5-11 miliardi l’anno da coprire con risorse da recuperare con la spending review e il riordino delle tax expenditures. Non solo: per i Cinquestelle «si possono utilizzare pure le risorse legate a mancette poco influenti come l’Ape social», che verrebbe inglobata.

Il piano della Lega è per molti aspetti simile a quello dei Pentastellati ma in alcuni punti è ancora più rigido. Un intervento da realizzare con più “step” (costo di ameno 5 miliardi l’anno per un decennio) che poggia sulla possibilità immediata di uscire con 41 anni (o 41 anni e 6 mesi) di contributi a prescindere dall’età anagrafica e sul pensionamento attraverso il raggiungimento di quota 100 (almeno 64 anni di età e 36 anni di contributi). Per i lavoratori totalmente “contributivi” (chi ha iniziato a lavorare dal gennaio 1996), sarebbe previsto l’abbassamento del parametro di 2,8 volte l’assegno sociale per godere del ritiro flessibile (si pensa a 1,5 o 1,6 volte). Il meccanismo di adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita non verrebbe invece toccato.

Un rafforzamento della flessibilità in uscita soprattutto attraverso il ripristino dell’uscite anticipate, dunque. Anche per questo motivo strumenti come l’Ape volontario (oggi è l’ultimo giorno per chiedere con le domande il “pregresso”) o l’Ape aziendale, “confezionati” dagli ultimi due governi a guida Pd, non verrebbero abbandonati. Diversa la sorte che, secondo il Carroccio, dovrebbe toccare all’Ape sociale. Che non convince troppo perché, come ha detto Alberto Brambilla, autore del piano pensioni della Lega, apre spazi di «eccessiva discrezionalità all’interno delle scelte» in questa direzione.

Lo stop dell’Ape social sarebbe quindi certo nonostante i risultati non proprio negativi ottenuti da questo strumento nelle ultime settimane. Al 9 marzo scorso risultano pervenute all’Inps 48.331 domande, mentre quelle accolte sono 18.533.

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