Previdenza

Rinuncia all’accredito del servizio militare a fini pensionistici per i dipendenti pubblici se non riconosciuto d’ufficio

di Arturo Rossi

I dipendenti pubblici possono rinunciare all'accredito del servizio militare per la pensione se il relativo periodo non è stato utilizzato per la liquidazione di precedenti prestazioni. Questo, in sintesi, quanto precisato dall'Inps con messaggio 4987 del 12 dicembre 2017.

L'intervento dell'istituto di previdenza è conseguente a numerose richieste di chiarimento pervenute sulla possibilità o meno, da parte degli iscritti alla gestione dei dipendenti pubblici, di chiedere la rinuncia al riconoscimento del servizio militare di leva, per il cui accredito figurativo è, di norma, prevista la domanda dell'interessato.

A tal proposito, l'Inps sottolinea che, in analogia a quanto già previsto per gli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria, gli interessati possono chiedere di rinunciare all'accredito ai fini pensionistici del periodo relativo al servizio militare quando lo stesso periodo non sia già stato utilizzato per la liquidazione di precedenti prestazioni.
In ogni caso viene evidenziato che, l'accredito figurativo di periodi antecedenti al 1° gennaio 1996, facendo assumere al lavoratore la qualità di “vecchio iscritto” ai fini della non applicazione del massimale contributivo, vale quale “utilizzo” della contribuzione figurativa stessa ed è quindi condizione ostativa all'esercizio della facoltà di rinuncia quando sia stata la causa unica e determinante della effettiva disapplicazione del massimale contributivo.

Inoltre, continua ancora l'istituto di previdenza, è implicito che la facoltà di rinuncia deve essere limitata solo ed esclusivamente agli eventi figurativi riconoscibili a domanda dall'interessato; infatti, non può essere oggetto di rinuncia la contribuzione figurativa accreditabile d'ufficio, come nel caso del servizio militare per gli iscritti alla Cassa trattamenti pensionistici Stato (Ctps).

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