Previdenza

Dote da 228 milioni per 20mila anticipi

di Davide Colombo e Marco Rogari

Per l’Ape social e il pensionamento anticipato dei lavoratori precoci il Governo ha trovato risorse sufficienti per aumentare nel 2018 di quasi 20mila soggetti la platea, in aggiunta ai 31mila che erano stati programmati. Una dote che arriva esclusivamente dai risparmi certificati sull’utilizzo dei fondi che erano stati previsti per quest’anno. Il minor uso di Ape sociale e anticipo precoci ha “liberato” fondi per 228 milioni, che si aggiungono ai 79,7 già impegnati in Senato per la prima versione dell’Ape allargata. L’emendamento al disegno di legge di Bilancio, depositato ieri in Commissione alla Camera, potrebbe garantire il doppio anticipo a circa il 64% di lavoratori in più rispetto alla programmazione, che fissa in 15mila uscite per i precoci e 16mila per l’Ape sociale. Nella stima di maggiore spesa sui prossimi sei anni proposta nella relazione tecnica, si arriva a una riprogrammazione di fondi per 1,1 miliardi su un finanziamento complessivo pari a 1,43 miliardi. Le risorse della riprogrammazione non direttamente utilizzate per finanziare i nuovi beneficiari (49 milioni nel 2018 e quindi 178 a copertura), saranno girate in un Fondo ad hoc per sostenere il nuovo ammortizzatore nella fase finale della sperimentazione e, forse, accompagnarlo nell’eventuale passaggio a regime.

Con l’operazione il Governo ha mantenuto l’impegno preso con Cisl e Uil senza dover reperire risorse aggiuntive, riuscendo per la prima volta a utilizzare finanziamenti nel pieno della sperimentazione di due nuovi strumenti assistenzial-previdenziali di complessa implementazione. Come da accordo sindacale, le platee si allargano partendo dalle quattro nuove categorie di lavoratori impegnati in attività gravose (braccianti, pescatori, siderurgici e marittimi) e proseguendo con un “bonus” Ape per le lavoratrici madri, che sale a da 6 a 12 mesi per figlio entro un tetto massimo di 24 mesi. Ci sono poi i contrattisti a termine, che potranno accedere all’Ape sociale se restano senza contratto avendo realizzato almeno 18 mesi di contratti negli ultimi 36. L’allargamento della platea passa anche dai nuovi termini per il calcolo del periodo minimo di attività gravosa, ora previsto in sei anni su setto o in sette anni su dieci per arrivare all’Ape sociale. O, ancora, sempre per garantire un maggiore accesso a lavoratori impegnati in attività gravose, viene eliminato il vincolo all’assoggettamento al livello di tariffa Inail del 17 per mille.

I dati del monitoraggio su Ape sociale e precoci 2017 usciti dalla Conferenza dei servizi (Inps, Mef, Lavoro) confermano il relativo successo della prima fase di sperimentazione: le domande che dovrebbero essere accolte anche alla fine delle ultime verifiche in corso saranno 38.400 rispetto alle 54.500 inizialmente programmate, vale dire il 70 per cento. In particolare, saranno accolte 22mila richieste Ape e 16.400 precoci, rispettivamente pari al 64% e l’82% dei livelli programmati.

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