Previdenza

Almaviva Contact, fondi Ue per i licenziati

di Andrea Biondi

Per 1.610 ex lavoratori di Almaviva Contact è in arrivo dalla Ue uno stanziamento di 3,347 milioni di euro: fondi che copriranno i costi per la ricerca di un lavoro, la formazione e i trasporti.

Risorse in arrivo dall’Unione Europea, quindi, per i lavoratori del call center di Roma chiuso dalla società di contact center del gruppo Almaviva alla fine del 2016. Una vicenda dolorosa, che ha portato al licenziamento di 1.664 lavoratori al termine di una vertenza sulla quale lo stesso ministro dello Sviluppo Carlo Calenda era sceso in campo con una proposta di mediazione – tre mesi in più di tempo per le trattative – accettata dai leader dei confederali (erano stati convocati anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil), dall’azienda, dai sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, ma bocciata dalle Rsu di Roma. Licenziamento inevitabile.

Ieri il Parlamento Ue ha dato il via libera definitivo allo stanziamento di 3,347 milioni – era già stato approvato dal Consiglio il 7 novembre – mobilitato attraverso il Feg: il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione pensato proprio per dare aiuto a chi ha perso il lavoro in conseguenza di trasformazioni dovute alla globalizzazione. «I ricavi dell’azienda sono diminuiti del 45% tra il 2011 e il 2015, a causa dell’elevato costo del lavoro e della pressione esercitata sui prezzi dalla crescente concorrenza globale». E così, secondo la relazione redatta dall’eurodeputato Daniele Viotti, «poiché non era possibile allineare l’elevato costo del lavoro locale con quello degli altri centri Almaviva, non c’erano alternative alla chiusura».

Queste risorse serviranno «a integrare le otto misure adottate dalle autorità italiane che includono l’aiuto nella ricerca di un nuovo impiego, la formazione professionale e il rimborso dei costi di mobilità. Dei 1.610 lavoratori che soddisfano i requisiti per ricevere gli aiuti Ue, il 79% sono donne, la maggior parte delle quali un’età compresa tra i 30 e i 55 anni».

A differenza di quanto accaduto a Roma, le Rsu del sito di Napoli (845 lavoratori) hanno invece dato l’ok a un accordo valido fino al 2020 che ha scongiurato i licenziamenti e a valle del quale sono state messe in campo una serie di misure, dagli ammortizzatori sociali alla formazione, dal welfare aziendale alla limatura della “busta paga” e alla produttività.

Proprio oggi l’azienda avrebbe dovuto incontrare le organizzazioni sindacali territoriali per valutare l’andamento della situazione dopo l’accordo. A parte gli incontri mensili sono infatti previsti check semestrali più “strutturati”. E se per due semestri consecutivi venisse raggiunto il punto di equilibrio economico, l’accordo prevede che verrebbero meno le misure sui trattamenti economico e normativo, ripristinando lo status quo. Saranno poi da ridiscutere gli ammortizzatori sociali in scadenza a fine dicembre. L’incontro è stato spostato al 21 novembre.

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