Previdenza

«Rinviare la decisione» Ma il Mef va avanti

di Marco Rogari

L’aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita certificato dall’Istat sembra chiudere definitivamente la partita sull’aumento automatico dell’età pensionabile a 67 anni nel 2019. Anche perché dal ministero dell’Economia si è sempre ribadito a chiare lettere che questa materia è regolata da una legge che va rispettata e applicata in toto. Ma in realtà per il fischio finale c’è ancora tempo. Il Parlamento si prepara infatti a giocare i tempi supplementari sull’insidioso terreno della manovra. Già al Senato, dove il disegno di legge di bilancio approderà tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, un partito trasversale, che va da una parte del Pd a diverse aree delle opposizioni, è pronto a esercitare un forte pressing quanto meno per rinviare la decisione formale sull’innalzamento della soglia pensionabile che dovrà essere presa entro la fine dell’anno con un decreto ministeriale concertato dai direttori generali dei ministeri dell’Economia e del Lavoro (provvedimento “direttoriale”).

Un atto amministrativo espressamente previsto dal meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, introdotto nel 2009 dall’allora Governo di Centro-destra e poi rivisto nel corso degli anni anche attraverso il decreto “Salva Italia” varato dal Governo Monti sulla base delle indicazioni del ministro Elsa Fornero. L’aggiornamento scatta ogni tre anni (ogni 2 dal 2019) e può essere effettuato solo al rialzo sulla base dei dati forniti dall’Istat. Il necessario decreto direttoriale deve vedere la luce al più tardi 12 mesi prima del momento in cui deve scattare l’adeguamento dell’età pensionabile. Un passaggio tutt’altro che trascurabile, perché se i direttori generali del Mef (Rgs compresa) e del Lavoro non firmassero il provvedimento in tempo utile rischierebbero di finire sotto la lente eventualmente anche con l’accusa di danno erariale. E proprio questo è uno dei motivi per cui nei due dicasteri un rinvio della decisione amministrativa viene considerato improbabile. Del resto lo stesso premier Paolo Gentiloni, dopo il ministro Padoan, ha detto che la legge va applicata.

Ma con tutta probabilità il decreto ministeriale non sarà varato con troppa fretta e quasi sicuramente non nei prossimi giorni. D’altra parte i due ministeri hanno a disposizione ancora più di due mesi: il provvedimento dovrà essere messo nero su bianco entro la fine dell’anno visto che lo scatto a 67 anni dell’età diventerà operativo dal 2019. E proprio questo arco di tempo che è destinato ad essere utilizzato per trovare in Parlamento una possibile soluzione per il rinvio della decisione. Non a caso il ministro Giuliano Poletti continua a non chiudere la porta affermando che «i tempi per il Parlamento o per le forze politiche che vogliono intervenire su questo versante ci sono».

La via d’uscita però difficilmente potrà essere rappresentata da una norma di legge perché in questo caso ci sarebbe una ricaduta sull’impianto contabile della manovra che sul versante previdenziale (come evidenziato recentemente dalla Nota di aggiornamento del Def) tiene conto del meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile. Servirebbe un escamotage di tipo amministrativo magari associabile a una misura. Ma il percorso in questo caso appare impervio, ancor più se da tracciare giocando di sponda con il Ddl di bilancio. Già dopo il passaggio della manovra al Senato il quadro sarà più chiaro sull’opzione “rinvio” della decisione amministrativa.

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