Previdenza

Per i contributivi si arriva alla soglia dei 71 anni

di Matteo Prioschi

I cinque mesi in più che dovrebbero essere necessari dal 2019 per accedere alla pensione non riguardano solo il trattamento di vecchiaia, ma praticamente tutte le vie principali di uscita dal mondo del lavoro, tra cui anche l’Ape volontario, che non è ancora operativo.

Vecchiaia e assegno sociale

Per la vecchiaia saranno necessari 67 anni tondi, rispetto ai 66 anni e 7 mesi chiesti oggi agli uomini a prescindere dal settore di impiego e alle donne dipendenti del comparto pubblico. Le dipendenti del settore privato fino alla fine del 2017 possono lasciare l’impiego a 65 anni e 7 mesi, mentre le autonome a 66 anni e 1 mese. Quindi le prime da qui al 2019 subiranno uno scalino di un anno e cinque mesi, passando dal requisito di 66 anni e 7 mesi in vigore dall’anno prossimo. Tenuto conto che ancora nel 2015 andavano in pensione con 63 anni e 9 mesi di età, la penalizzazione è consistente.

Stessa sorte per l’assegno sociale che quest’anno ancora si raggiunge a 65 anni e 7 mesi, dal prossimo sarà parificato al requisito generale per la vecchiaia e dal 2019 richiederà 67 anni.

Pensioni contributive

Anche chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996 ed è soggetto interamente al calcolo contributivo della pensione non sfugge al meccanismo di adeguamento alla speranza di vita. I pensionati con questo sistema sono ancora pochissimi, dato che servono comunque in via generale 20 anni di contributi (raggiunti quindi nel 2015). Inoltre per la pensione di vecchiaia, oltre a 67 anni, dovranno poter contare su un assegno di importo non inferiore a 1,5 volte quello sociale.

In mancanza di questo secondo requisito (o dei 20 anni di contributi) dovranno attendere 71 anni (invece degli attuali 70 anni e 7 mesi), quando potranno andare in pensione a prescindere dall’importo dell’assegno e con soli 5 anni di contributi. Chi invece avrà un assegno pari almeno a 2,8 volte quello sociale, potrà accedere all’anticipata contributiva a 64 anni (5 mesi in più di oggi ma sempre 3 anni in meno rispetto alla vecchiaia “ordinaria”).

Anticipata

Non sfugge all’adeguamento nemmeno la pensione anticipata, che si può ottenere indipendentemente dall’età ma con un determinato numero di anni di contribuzione che per gli uomini ora è di 42 anni e 10 mesi e diventerà di 43 anni e 3 mesi (un anno in meno per le donne sia ora che in futuro).

Totalizzazione

E poi corsa al rialzo pure per le pensioni in totalizzazione, per i quali sono previsti requisiti più bassi delle pensioni di vecchiaia e anticipata ordinarie, ma a cui vanno aggiunte le finestre mobili rispettivamente lunghe 18 e 21 mesi tra la maturazione del diritto e quando viene pagato il primo assegno.

Ape volontario e sociale

E poi c’è il capitolo Ape volontario. La norma prevede che possa essere chiesta da chi ha almeno 63 anni di età e dista non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia. Oggi sommando 3 anni e 7 mesi a 63 anni si arriva a 66 e 7 mesi e quindi non ci sono problemi. Ma quando verranno ufficializzati i 67 anni, per chiedere l’Ape serviranno 63 anni e 5 mesi di età perché la clausola che prolunga l’anticipo vale solo se l’adeguamento dei requisiti avviene mentre l’Ape stesso e già in corso di erogazione. Quindi, dato che l’Ape volontario (con il cugino aziendale) non sono ancora partiti, ci sono buone probabilità che chi ha meno di 63 anni e 5 mesi sia escluso, perché potrebbe arrivare prima il decreto ministeriale che ufficializza l’adeguamento alla speranza di vita rispetto alla circolare Inps che rende operativo l’anticipo.

Nessun problema, invece, per l’Ape sociale in quanto la norma prevede che sia erogata a chi ha almeno 63 anni di età e fino al raggiungimento della pensione.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©