Previdenza

Dote al Sud per riqualificare i lavoratori coinvolti da crisi

di Gianni Bocchieri

Il “ decreto-legge Mezzogiorno ” pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 agosto (Dl 91/2017, convertito con modificazioni dalla Legge 123/2017) prevede il finanziamento di programmi per la riqualificazione e la ricollocazione di lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendale o settoriale nelle regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), con uno stanziamento di 15 milioni di euro per il 2017 e di 25 milioni di euro per il 2018, a valere sul Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, che comprende anche i risparmi di spesa provenienti dal riordino degli ammortizzatori sociali.

La realizzazione di questi programmi per i lavoratori espulsi dai processi produttivi, è affidata all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive (Anpal), la quale dovrà raccordarsi con la Regione o le Regioni interessate nel caso di imprese plurilocalizzate, potendo coinvolgere anche i fondi interprofessionali per la formazione continua.

Sostanzialmente, la norma estende l’intervento realizzato dall’Anpal e dalla Regione Lazio per 1.666 lavoratori in esubero di Almaviva, che ha proprio previsto misure di formazione combinate all’estensione dell’assegno di ricollocazione nella configurazione attualmente prevista per i quasi 30mila disoccupati della sua prima sperimentazione.

In pratica, gli ex lavoratori della sede di Roma di Almaviva hanno potuto richiedere il rilascio dell’assegno di ricollocazione, dopo quattro mesi di disoccupazione, per fruire del servizio di assistenza intensiva del Centro per l’impiego (Cpi) o dell’operatore privato accreditato a livello regionale o a livello nazionale, liberamente scelto dallo stesso lavoratore disoccupato.

In attesa delle singole convenzioni, la previsione si limita allo stanziamento di risorse per programmi di politica attiva per il lavoro, realizzati necessariamente nel rispetto delle competenze costituzionali, con l’accordo delle Regioni, che possono a loro volta contribuire in maniera complementare per accrescere le opportunità occupazionali dei lavoratori espulsi.

La reale portata operativa data dalla possibilità di utilizzare le politiche attive del lavoro nella gestione delle crisi dipenderà dalle previsioni dei previsti accordi che regoleranno i rapporti tra Anpal e le Regioni e dalla capacità delle stesse di gestire con la propria rete dei servizi per il lavoro percorsi di ricollocazione.

Tuttavia, la disposizione del decreto Mezzogiorno è l’ulteriore occasione per valutare la modifica dell’attuale disciplina delle politiche attive (Dlgs 150/2015) al fine di prevederne la possibile attivazione a favore dei lavoratori coinvolti nelle crisi ancora prima del loro eventuale licenziamento e prima dei quattro mesi di disoccupazione prescritti per poter chiedere l’assegno di ricollocazione. L’attuale quadro normativo non consente, infatti, di attivare percorsi di ricollocazione durante il periodo di fruizione della nuova cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) nemmeno per quei lavoratori che quasi sicuramente concluderanno la loro sospensione lavorativa con la cessazione del rapporto di lavoro. Al massimo, oggi è consentito che il lavoratore a cui è stata comunicata la risoluzione del rapporto di lavoro possa anticipare il rilascio della Did ovvero della sua immediata disponibilità al lavoro e alla partecipazione alle misure di politica attiva, durante il periodo di preavviso.

Con la cancellazione degli ammortizzatori in deroga, la possibilità di attivare percorso di politica attiva del lavoro per i lavoratori sospesi è essenziale per evitare la riduzione della Cigs ad una surrettizia estensione della Naspi.

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