Previdenza

Con Ape e Rita una risposta alla richiesta di flessibilità e al disagio

di Stefano Patriarca

Ape e Rita segnano la strada per una flessibilità alternativa alla impraticabile riduzione generalizzata dell’età di pensionamento. Si potrà gestire un ritiro, parziale o totale, dal mercato del lavoro, con l’erogazione non di una pensione, ma di un reddito ponte sino alla pensione di vecchiaia.

La Rita consentirà di gestire in modo diverso il proprio risparmio previdenziale: chi ha accumulato un montante in un fondo integrativo non dovrà attendere, per utilizzarlo, la pensione pubblica, ma potrà farlo prima a condizioni fiscali favorevoli, ripartendolo sugli anni che mancano alla pensione.

L’Ape volontario consentirà di gestire in modo diverso e personalizzato il proprio risparmio previdenziale. I parametri si vanno definendo e vengono ridimensionate ricostruzioni fantasiose su una eccessiva onerosità. Per chi chiedesse l’Ape per due anni (80% della pensione netta), l’operazione dovrebbe avere un Taeg netto effettivo attorno al 3,3%, un livello molto al di sotto degli attuali tassi per operazioni comparabili.

Se si confrontano le somme complessive percepite nelle due situazioni con e senza Ape, si vede che la somma dei redditi percepiti nel caso di Ape è più bassa solo di circa il 2,9%, che diventa 0,4% se si considerano i flussi finanziari attualizzati. Se si considerasse la dimensione attuariale demografica, si può affermare che le condizioni del prestito e l’intervento fiscale determinano una sorta di invarianza attuariale e finanziaria tra pensione senza e con Ape. L’Ape volontario consente di spalmare anticipatamente e in un numero di anni maggiore l’ammontare della pensione pubblica garantendone l’equivalenza attuariale. Una sorta di “correzione contributiva” attuarialmente equa operata utilizzando non la spesa pubblica, ma il sistema finanziario privato e un intervento fiscale significativo ma poco oneroso in termini di finanza pubblica.

La sperimentazione di Ape e Rita sarà un’occasione nella ricerca di vie per gestire la contraddizione creata dalle nuove condizioni demografiche e del mercato del lavoro: il bisogno di flessibilità di uscita stenta a trovare soluzioni nel confine della finanza pubblica perché ridurre l’età di pensionamento determinerebbe instabilità finanziaria e l’ulteriore frattura generazionale. Se c’è necessità di sostenere bisogni di disagio sociale l’intervento pubblico è insostituibile (Ape sociale). Se c’è necessità di gestire forme di flessibilità di uscita anticipata il sistema del risparmio privato può essere un’utile strada per arrivare dove il sistema pubblico ha difficoltà ad arrivare, garantendo la liquidità necessaria. Anche la previdenza complementare più che integrare una pensione pubblica futura, potrebbe i costruire quel reddito ponte per gli anni che mancano per arrivare alla pensione pubblica

Il sistema pensionistico per i giovani non produrrà di per sé pensioni basse. I rendimenti pensionistici del sistema pubblico saranno adeguati anche per i giovani (se i redditi saranno adeguati), ma al prezzo dello spostamento in avanti dell’età di pensionamento. L’invecchiamento attivo e il sostegno dei redditi in età avanzate è il tema dell’oggi, ma anche di più del futuro.

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