Previdenza

Firmato il decreto di attuazione dell’Ape sociale

di Davide Colombo

C’è un passo avanti del “ pacchetto previdenza ” contenuto nella legge di Bilancio 2016: ieri il premier, Paolo Gentiloni, ha firmato il primo dei tre decreti del presidente del Consiglio (Dpcm) previsti per dare attuazione alle norme sull’anticipo pensionistico. Si tratta di quello che regola l’ Ape social , l’indennità-ponte per i lavoratori disoccupati con almeno 63 anni di età e 30 di contributi che si trovino in condizioni di difficoltà (per esempio un ammortizzatore sociale scaduto) a poco più di tre anni (3 anni e 7 mesi massimo) dalla pensione. Il testo dovrà ora superare il vaglio del Consiglio di Stato prima di approdare in «Gazzetta Ufficiale». Restano ancora in fase istruttoria - anche se i tecnici parlano di tempi brevi - i Dpcm con la regulation dell’Ape volontaria e per la riduzione dei requisiti contributivi per lavoratori precoci. Il testo finale non contiene novità rispetto alle versioni anticipate sul nostro giornale.

I soggetti che hanno diritto al beneficio riceveranno un trasferimento monetario dall’Inps pari alla pensione certificata al momento della richiesta (se è inferiore a 1.500 euro lordi) o direttamente 1.500 euro lordi (se la pensione futura certificata fosse maggiore). Bisognerà fare domanda tra il primo maggio prossimo e non oltre il 30 giugno (anche se il parere del Consiglio di Stato potrebbe far slittare queste date) per rientrare nella prima finestra utile di pagamento della prestazione, che dovrebbe scattare tra settembre e dicembre. L’anno prossimo, invece, le domande di accesso all’Ape social dovranno essere presentate tra il primo gennaio e il 30 marzo per la finestra dei pagamenti che si apre in giugno. L’indennità-ponte non prevede alcun rimborso, né il coinvolgimento di banche o assicurazioni ed è tassata come reddito da lavoro dipendente(quindi il netto è maggiore di quello associato a un reddito da pensione equivalente). Tra le caratteristiche soggettive per accedere all’Ape social, oltre alla disoccupazione senza più coperture, rientrano casi di carichi famigliari gravi (un parente di 1° grado con disabilità grave oppure un’invalidità propria superiore al 74%); serviranno invece 36 anni di contributi per i candidati apisti social che hanno svolto lavoro gravosi (11 le categorie individuate) per almeno 6 anni continuativi, conteggiati al netto di sette anni (per esempio sono validi anche in caso di interruzione fino a 12 mesi per una cassa integrazione).

Secondo stime governative i disoccupati che potrebbero beneficiare dell’Ape social potrebbero essere tra i 30 e i 35mila quest’anno e un poco meno nel 2018. La misura è finanziata quest’anno con 300 milioni, che salgono a 609 l’anno prossimo. Il monitoraggio che dovrà effettuare Inps prevede uno scorrimento delle “graduatorie” in caso le domande eccedessero le risorse disponibili.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©