Previdenza

La Rita si prepara al via per il 1° maggio: serve l’attestato Inps

di Matteo Prioschi

Mentre per l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica volontario si parla di un ritardo rispetto all’avvio previsto al 1° maggio, per la rendita integrativa temporanea anticipata la data di partenza dovrebbe essere confermata, anche se resta da chiarire se l’Inps deve attendere una circolare ministeriale prima di iniziare a certificare la sussistenza dei requisiti necessari ai richiedenti.

Lunedì, in occasione di «Tuttolavoro», il convegno organizzato dal Sole 24 Ore, si è appreso di un probabile ritardo per il debutto dell’Ape volontario, causato dai tempi tecnici di approvazione del Dpcm di attuazione (si veda anche l’articolo a fianco) e di realizzazione della piattaforma informatica destinata a gestire l’anticipo e a far dialogare i diversi soggetti coinvolti. Un ritardo che, hanno precisato fonti vicine al dossier, potrebbe essere contenuto in quindici giorni.

Dovrebbe esserci via libera, invece, per la Rita, cioè il reddito ponte che possono chiedere gli iscritti alla previdenza complementare. Infatti la legge di bilancio 2017 ha introdotto la possibilità di utilizzare il montante accumulato per ottenere un assegno sostitutivo della retribuzione prima della maturazione del requisito previsto per il trattamento di vecchiaia, oltre che per la pensione integrativa. In questo modo, peraltro, la futura pensione principale non sarà gravata dalla rata di restituzione del prestito come per l’Ape, in quanto l’anticipo viene “autofinanziato” dal beneficiario, che però deve rinunciare in tutto o in parte al futuro assegno del secondo pilastro.

Questa opzione è disponibile per i lavoratori del settore privato e pubblico iscritti a forme pensionistiche complementari con regime di contribuzione definita e che hanno gli stessi requisiti previsti per l’Ape (come ricordato dalla circolare Covip del 22 marzo):

iscrizione all’assicurazione generale obbligatoria o a forme sostitutive o esclusive o alla gestione separata Inps;

almeno 63 anni di età;

maturazione della pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi;

almeno 20 anni di contributi;

pensione, al netto della rata di rimborso dell’Ape eventualmente richiesta, superiore a 1,4 volte la pensione minima;

non essere già titolare di un trattamento pensionistico diretto.

Per la Rita, a differenza dell’Ape, la legge di bilancio non ha previsto l’emanazione di un Dpcm contenente ulteriori dettagli. Tuttavia la sussistenza dei requisiti previsti deve essere certificata dall’Inps e a questo riguardo fonti dell’istituto di previdenza hanno fatto sapere che potrebbe essere necessario attendere comunque una circolare ministeriale prima di partire con la certificazione.

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