Previdenza

Il cumulo gratuito mette all’angolo le Casse

di Federica Micardi

Il diritto al cumulo gratuito per i professionisti, per ora, resta sulla carta.

Questa norma, estesa con un emendamento alla legge di Bilancio 2017 anche agli enti di previdenza dei professionisti, consente di cumulare tra di loro, gratuitamente, i versamenti di contributi effettuati a diverse gestioni. Un’opzione che va richiesta solo all’atto del pensionamento.

Il principio sancito è indiscutibile: chi ha versato dei contributi ad un ente, anche per poche annualità, ha il diritto di vederseli riconosciuti. Fino a ora le opzioni possibili erano la ricongiunzione onerosa - che prevede esborsi rilevanti - o la totalizzazione, che utilizza il sistema di calcolo contributivo se non si è raggiunta l’anzianità contributiva minima prevista dalla Cassa e l’applicazione delle finestre di accesso (esborso dell’assegno dopo 18 mesi dal raggiungimento dei requisiti).

Ora si aggiunge la terza possibilità del cumulo gratuito, dove ogni gestione calcola pro quota la parte di sua competenza secondo le proprie regole, e si applicano i requisiti di accesso più stringenti tra quelli delle gestioni interessate nel caso di pensione di vecchiaia; per l’anzianità, invece, valgono per tutti i requisiti previsti dalla legge Fornero: 41 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 40 anni e 10 mesi per le donne (requisito destinato ad aumentare con il crescere dell’aspettativa di vita).

Questo è quanto prevede la legge, che ora però va calata nella realtà delle Casse. E per farlo va prima di tutto chiarito quanti professionisti sono coinvolti. Una volta stabilito questo, va quantificato l’impatto che il cumulo avrà sui bilanci delle singole Casse che, ricordiamo, devono garantire l’equilibrio per almeno 30 anni con proiezioni a 50 anni. L’uscita anzitempo degli iscritti, se si tratta di numeri consistenti, potrebbe imporre di rivedere i calcoli attuariali e le proiezioni negli anni; e ove l’equilibrio di lungo periodo non fosse più garantito si dovrebbe intervenire (ad esempio, aumentando i contributi e/o l’età pensionabile).

Per individuare la platea dei potenziali interessati le Casse stanno aspettando di incrociare i propri dati con quelli dell’Inps. Al momento l’Inps ha fornito solo dei dati statistici di massa che danno un’idea ancora vaga del fenomeno. Ad esempio, Cassa forense sa che dei suoi 236mila iscritti, 86mila hanno una doppia iscrizione; così come 130mila medici (su un totale di 360mila iscritti). Numeri “preoccupanti” che però non permettono agli enti di fare alcun tipo di previsione, perché non si sa chi sono questi iscritti, quanti anni hanno, quanti contributi hanno versato e per quanto tempo.

La Cassa dei commercialisti evidenzia alcuni aspetti da considerare: in primis i cosiddetti silenti, coloro che si sono cancellati dall’ente senza chiedere la restituzione di contributi che potrebbero “rivivere” grazie al cumulo; c’è poi da valutare che gli attuali iscritti che hanno contributi in altre gestioni e che rientrano nelle proiezioni dei bilanci dovranno uscire con i requisiti più alti tra le gestioni interessate, un paletto che potrebbe andare a vantaggio delle Casse.

Ogni Cassa ha regole proprie e l’impatto del cumulo sarà diverso. Per esempio Cipag, la Cassa geometri, calcola l’assegno con il sistema retributivo sui migliori 30 anni; se sono stati versati alla Cipag contributi per 20 anni, i dieci mancanti vengono considerati a “reddito zero”; un meccanismo che tutela l’ente ma che non tutti hanno.

Ora l’Inps, dopo un’esplicita richiesta fatta dall’Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse professionali, si è impegnato a fornire i dati di dettaglio. L’operazione però richiederà tempo: secondo il presidente Adepp, Alberto Oliveti, queste informazioni potrebbero arrivare alle singole Casse da metà aprile.

Si stanno aspettando, inoltre, sia il decreto del ministero del lavoro e sia una specifica circolare Inps, per chiarire chi deve gestire questa operazione, chi paga, i requisiti di accesso, le regole di calcolo. Sul cumulo l’Inps si è espressa giovedì scorso con la circolare 60/2017 che però non riguarda le Casse dei liberi professionisti proprio per la peculiarità degli enti, ognuno con situazioni e regole diverse.

Al momento l’unica cosa certa è che tra i professionisti c’è disorientamento. Le Casse temono che in assenza di regole chiare si arrivi a un contenzioso, nel quale la decisione su come applicare la nuova norma sarà assunta non dal legislatore ma da un tribunale.

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