Previdenza

Ape sociale con certificato dell’azienda per le attività pesanti

di Davide Colombo e Marco Rogari

I lavoratori impegnati in attività pesanti che vorranno accedere all’Ape social per anticipare il ritiro avranno a disposizione una procedura semplificata e che parte da una dichiarazione del datore sulla tipologia del contratto e la mansione svolta. Una sorta di certificazione aziendale che sarà poi verificata sulle banche dati di Inps, Inail e ministero del Lavoro. Non solo. Per queste attività gravose, riconosciute per i lavoratori con 36 anni di contributi che svolgono un lavoro ritenuto particolarmente pesante (e lo hanno svolto in via continuativa per almeno 6 anni) verranno anche riconosciute alcune franchige, per garantire che chi ha cambiato ruolo solo per qualche mese negli ultimi anni di lavoro non perda il requisito.

Oggi pomeriggio il tavolo tecnico di confronto con i sindacati sull’attuazione del “pacchetto previdenza” partirà da questi punti che riguardano, in particolare, l’applicazione dell’Ape sociale. Saranno presentate le ipotesi interpretative che entreranno nel Dpcm e che riguardano, appunto, il calcolo dei sei anni continuativi finali. Altra definizione che verrà fissata riguarda poi il profilo di disoccupazione involontaria eleggibile per l’anticipo. E sarà anche indicata l’attestazione dell’invalidità civile al 74% accertata e del non autosufficiente assistito. Con la garanzia che il lavoratore candidato all’Ape sociale in virtù dei carichi familiari non dovrà necessariamente aver utilizzato i permessi ex lege 104 per fare domanda.

Come si ricorderà per l’Ape social, finanziata con 300 milioni nel primo anno di applicazione, si prevedono 35mila adesioni, mentre il canale di anticipo per i precoci social dovrebbe essere utilizzato da non più di 25mila lavoratori. Le chiavi interpretative che verranno fissate nei decreti stanno particolarmente a cuore ai sindacati proprio perché concorrono a definire la dimensione delle platee dei candidati.

Ieri s’è appreso da fonti vicine al dossier che i tre decreti attuativi dell’Ape social, dell’Ape volontaria e sui contributi per i lavoratori precoci (ovvero coloro che hanno almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni) sono a buon punto ma non ancora chiusi. Servirebbero ancora un paio di settimane di confronto oltre la data prefissata del 1° marzo per chiudere su tutti gli strumenti attuativi, incluse le convenzioni con Abi e Ania che servono per dare un prezzo all’Ape volontaria (nelle vecchie slides del governo Renzi sull’Ape volontaria e aziendale s’ipotizzava un Tan al 2,5% e un premio assicurativo sul 29% del capitale anticipato da restituire con il rateo ventennale).

Intanto resta confermato il cronoprogramma dei tavoli di confronto: il 9 marzo dovrebbe seguire il secondo dedicato alle nuove regole del mercato del lavoro con un’attenzione particolare ai voucher mentre quello del 27 marzo servirebbe per tirare le fila sull’intero pacchetto e affrontare i temi della “fase due”. In questo confronto è confermato che si discuterà anche della nuova governance da adottare per Inps e Inail, partendo dalle proposte di legge già presentate in Parlamento.

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