Previdenza

Gestione separata, addebiti a rischio errore

di Maria Rosa Gheido

I committenti che nel 2013 non hanno versato i contributi dovuti per i collaboratori coordinati e continuativi o per altri lavoratori iscritti alla gestione separata del lavoro autonomo, stanno per ricevere la richiesta di regolarizzazione dall'Inps.

Con il messaggio 6859 del 5 settembre scorso (si veda il Sole 24 Ore di sabato 6 settembre), l'Istituto informa che, per le aziende committenti che hanno comunicato tramite la denuncia Emens il pagamento di compensi agli iscritti alla gestione separata, gli importi che risultano dovuti sono visualizzabili alla voce "Cassetto Previdenziale per Committenti della Gestione Separata" del sito dell'Istituto. Dell'inserimento dei dati l'Inps invia un doppio avviso, con una comunicazione inviata all'email dell'azienda committente e/o dell'intermediario ad essa collegato, e con il messaggio "Attenzione: sono presenti delle comunicazioni da leggere", all'interno del Cassetto.

Si evidenzia che l'inadempienza è rilevata automaticamente dal confronto fra i dati dei pagamenti effettuati con il modello F24 e quelli del flusso Emens con cui datori di lavoro e committenti comunicano, mensilmente, gli importi delle retribuzioni maturate a favore dei dipendenti e dei compensi pagati ai co.co.co., con o senza modalità a progetto.

Dalla diversa natura dei dati inseriti nella denuncia mensile deriva facilmente una richiesta di pagamento di contributi non dovuti. Non sono pochi, infatti i soggetti che, nella duplice veste di datore di lavoro e di committente comunicano anche i dati relativi ai rapporti di collaborazione nel periodo di competenza e non in quello di cassa, ossia quando effettivamente sono stati corrisposti. È questa una dello anomalie della Gestione separata, istituita dalla legge 335/95 per assicurare una tutela previdenziale a soggetti, quali i lavoratori parasubordinati e autonomi, che ne erano privi: il momento in cui opera l'obbligo di versamento dei contributi è quello del pagamento dei compensi (cosiddetto criterio "di cassa") e non quello del periodo a cui i compensi stessi si riferiscono. Questa discrasia provoca spesso degli errori ed è significativo che la stessa Inps avverta che le aziende committenti, le quali hanno inviato erroneamente denunce per compensi non corrisposti effettivamente nel periodo di competenza denunciato, sono invitate ad inviare con urgenza i flussi di correzione «al fine di evitare errata emissione di avvisi di addebito».

La richiesta potrebbe essere da annullare anche per una mancata acquisizione da parte dell'Istituto dei dati del pagamento o per l'omessa presentazione di un modello F24 con saldo zero a seguito di compensazioni effettuate dal committente. In ogni caso, poiché il "Cassetto previdenziale" non consente al momento di rispondere alla comunicazione dell'Inps, la richiesta di correzione o di annullamento va trasmessa all'Istituto tramite posta elettronica certificata. Nulla ricevendo e persistendo la posizione debitoria, l'Inps provvederà all'emissione dell'avviso di addebito iniziando così la fase della riscossione.

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