Contrattazione

Sessantamila lavoratori 4.0 cercasi

di Giorgio Pogliotti

Sotto la spinta della rivoluzione digitale cresce l’occupazione per le professioni Ict - sono 755mila occupati, con un incremento di 82mila unità negli ultimi 6 anni (+12,2%) - ma contemporaneamente aumentano anche i posti vacanti: le posizioni ancora non coperte, per mancanza di personale formato o specializzato, sono 62.090. C’è stata una crescita della domanda di professionisti Ict che non ha trovato risposta nel mercato del lavoro, nel 2016 il delta è cresciuto del 30,6% rispetto al 2015, quando erano state 47.532 le richieste delle imprese per figure introvabili.

È lo sviluppatore di applicazioni web la figura professionale più difficile da trovare, secondo lo studio Censis-Confcooperative presentato ieri a Roma. Ci sono, infatti, 23.398 posti vacanti di Developer, con un incremento del 23,8% tra il 2016 e il 2015, che corrisponde ad una quota del 42,5% sul totale dei profili più richiesti. Tra le figure professionali più cercate segue il Systems analyst: in questo caso sono 8.819 i posti vacanti, con un incremento del 29,6% tra il 2015 e il 2016. Sempre in tema di Job vacancies, le richieste sono 6.0465 per Ict consultant (+49,2%), 4.343 per Digital media specialist (+18,8%) e 2.541 per Systems architect (+32,6%).

La ricerca Censis/Confcooperative chiama in causa il tema del basso livello di competenze professionali evidenziato in più occasioni anche dall’Ocse; la sfida è rappresentata dalla formazione: «In Italia solo l’8,3% dei lavoratori sono impegnati in programmi di formazione permanente - ha ricordato il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini -, al di sotto della media europea 10,8%. Dobbiamo fare molto di più. Formare non è una spesa, ma un investimento sul futuro del Paese». Da questo punto di vista va segnalata la novità introdotta dalla legge di Bilancio, del credito di imposta al 40% per le spese di formazione 4.0, svolte per acquisire o consolidare le conoscenze tecnologiche. «Le persone più qualificate saranno quelle che potranno cogliere le opportunità del 4.0 - ha aggiunto Gardini-. Questo ci deve portare a un investimento straordinario in formazione e innovazione perché tutti siano in condizione di capitalizzare le opportunità. Siamo per un 4.0 dal volto umano che non lasci indietro nessuno».

La ricerca “4.0 la scelta di chi già lavora nel futuro” si sofferma anche sul peso degli occupati in Italia in professioni Ict, che sono 3,3 su 100, mentre solo 1 su 100 è un “professionista Ict ad elevata qualificazione”. Per avere un ordine di grandezza dell’incremento che stanno avendo queste professioni, basti pensare agli “specialisti Ict”: sono 234mila, con una crescita di circa 80mila unità nel periodo 2011-2016 (+52%).

Insieme agli occupati cresce anche il numero delle imprese digitali attive: sono 111mila, il 17,6% in più tra il 2011 e il 2017, che equivalgono al 2,2% delle imprese attive (erano l’1,8%). In crescita anche le imprese attive nel settore del commercio al dettaglio via Internet: sono raddoppiate nei sei anni (+99,6%), passando da poco più di 8mila a quasi 17mila. Si tratta di imprese che svolgono attività che vanno dalla produzione di software, alla consulenza informatica, dall’elaborazione dati ai portali web, dall’edizione di software all’erogazione di servizi di accesso a Internet.

La digitalizzazione, peraltro, ha un impatto diverso sulle aree geografiche del Paese; si sta affermando come un fattore che “accorcia le distanze” tra le regioni più e meno sviluppate. La ricerca Censis/Confcooperative sottolinea che in Campania le imprese digitali sono cresciute del triplo rispetto al Piemonte. In particolare, tra il 2011 e il 2017, la crescita maggiore di imprese digitali si è avuta in Campania (+26,3%), segue la Sicilia (+25,3%), il Lazio (+25,1%) e la Puglia (+24,2%). Da questi dati emerge che il Mezzogiorno è l’area del Paese con il più alto tasso di crescita di imprese digitali (+21,9%), seguito dal Centro (+20,7%), e dal Nord (+14%).

Passando, però, dai dati sui flussi allo stock, si conferma il primato delle regioni settentrionali dove risiedono più della metà delle imprese digitali. In pole position la Lombardia (23.581), dove risiede 1 impresa digitale su 4, segue il Lazio (14.292) che precede la Campania (9.501).

Ma la rivoluzione digitale sta avendo un forte impatto anche sui consumi: in Italia quasi 6 viaggi su 10 tra vengono prenotati attraverso internet (57%). Tra il 2017 e il 2019 si prevede un incremento del valore del mercato digitale pari a 3,8 miliardi di euro, il fatturato complessivo del settore nel 2019 raggiungerà 71,4 miliardi di euro rispetto ai 67,6 miliardi stimati per il 2017. Nel biennio 2018-2019 si attende la crescita più sostenuta (+2,9%), mentre il 2017 dovrebbe chiudersi con un aumento del 2,3% rispetto al 2016. Si assiste ad una “democratizzazione dei consumi” favorita dalla diffusione delle connessioni internet. Tra il 2014 e il 2017 l’incremento degli acquisti on line è stato del 16,9%, ed ha portato il valore dell’E-Commerce a 23,6 miliardi di euro, che per il 38% è riconducibile ad acquisti on line collegati al turismo che sono stimati in crescita dell’8,5% nel 2017 rispetto al 2016. L’utilizzo della rete e delle piattaforme digitali per orientarsi nelle decisioni di acquisto diventa sempre più un comportamento quotidiano anche per gli italiani.

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