Contrattazione

Allarme sull’occupazione in nero

di Davide Colombo

La lenta uscita dalla crisi porta con sè una ricomposizione dell’economia non osservata, ovvero quella componente delle attività che comprendono il sommerso e l’illegale. Calano le sotto-dichiarazioni di redditi, fatturato e costi alle autorità fiscali da parte delle imprese (-2% sul 2014) mentre segna un nuovo incremento (+1,6%) il lavoro nero.

Nel 2015, anno per il quale ieri Istat ha rilasciato nuovi dati, s’è registrato un brusco calo (-0,5%) di questa componente del prodotto nazionale, che s’è fermata attorno ai 208 miliardi, pari al 12,6% del Pil. Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa ammonta a poco più di 190 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali (incluso l’indotto) a circa 17 miliardi di euro; un dato quest’ultimo in costante aumento dal 2012.

Il calo dell’economia non osservata nei conti nazionali è legato a doppio filo con la congiuntura ed è trainato in particolare dalle sotto-dichiarazioni, che pesano per il 44,9% del valore aggiunto. In cifre la stima si riduce è di oltre 6 miliardi, dai 99,5 del 2014 ai 93,2 del 2015. Il valore era rimasto stabile attorno ai 99 miliardi nel triennio 2012-2014 e il nuovo dato è coerente con il quadro di contabilità nazionale aggiornato lo scorso 22 settembre, con un Pil 2015 rivisto verso l’alto di 6,7 miliardi.

La componente di economia non osservata che non cala, come detto, è invece quella del lavoro irregolare (che vale il 37,3% del valore aggiunto): nel 2015 s’è arrivati a un valore pari a 77,3 miliardi, contro i 71,5 del 2012. Come annota Istat il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie rappresenta «una caratteristica strutturale del mercato italiano». Nel 2015, erano 3 milioni e 724 mila le unità di lavoro (Ula) in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti (2 milioni e 651 mila unità), in aumento sull’anno precedente di 56mila unità. Non cambia neppure le geografia del lavoro irregolare. Il tasso di irregolarità dell’occupazione resta particolarmente elevato nei Servizi alle persone (47,6% nel 2015, 0,2 punti in più del 2014) ma risulta molto significativo anche in Agricoltura (17,9%), nelle Costruzioni (16,9%), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,7%). Viceversa il peso delle sotto-dichiarazioni è maggiore nei Servizi professionali (16,2% nel 2015), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (12,8%) e nelle Costruzioni (12,3%).

La scorsa settimana in occasione dell’audizione Parlamentare sulla Nota di aggiornamento al Def, il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, aveva fornito un dato di impatto dell’economia non osservata nel triennio 2012-2014. A fronte di un gap complessivo pari a circa 107,7 miliardi, di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancate entrate contributive, per il sistema economico nazionale il sommerso aveva prodotto una perdita di efficienza pari a 5,3 punti percentuali (-1,9% in termini di crescita della produttività totale dei fattori).

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Il peso del sommerso su economia e lavoro

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