Contrattazione

Rallenta la crescita dei contratti stabili, ma cig in forte calo

di Claudio Tucci

La fine degli sgravi generalizzati targati Jobs act e le più stringenti regole sulla cassa integrazione (durate limitate, e maggiori costi per le aziende) stanno modificando, di nuovo, il mercato del lavoro, alle prese con i primi segnali di ripresa: il saldo dei nuovi contratti a tempo indeterminato, nel periodo gennaio-luglio 2017, è rimasto positivo, ma si è fermato a +27.218 rapporti (nello stesso periodo 2016 erano il doppio, +55.965 contratti stabili; nel 2015, quando era in vigore l’esonero pieno e triennale, ci si attestava a quota +438.401). I nuovi avviamenti sono stati essenzialmente rapporti a termine (+25,9%); e così la percentuale di contratti fissi sul totale delle assunzioni è scesa al 24,2% (nel 2015 si era raggiunto il picco del 38,8 per cento).

Discorso simile per la cassa integrazione guadagni (Cig): ad agosto le richieste delle aziende di ore di Cig si sono ridotte di un terzo (-36,6%) su base tendenziale (sul dato incidono pure i segnali di ripartenza); «ma ci sono ancora diverse aziende in difficoltà, alle prese con complicati processi di ristrutturazione - ha sottolineato l’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa -. Ciò si vede nel livello, che è rimasto elevato, di domande di disoccupazione» (a luglio infatti sono state inoltrate 251.515 istanze di Naspi, +6% rispetto a luglio 2016, quando ne vennero inoltrate 237.298).

La fotografia scattata ieri dall’Istituto guidato da Tito Boeri su Cig e contratti ha evidenziato una situazione occupazionale in chiaro-scuro: nel periodo gennaio-luglio la variazione netta tra assunzioni e cessazioni è stata positiva, e pari a +1.073.000 contratti (la metà sono però rapporti a tempo, +501mila unità, inclusi gli stagionali - i contratti a tempo indeterminato si sono invece fermati a +18mila). Tra le assunzioni a termine a spiccare è l’incremento dei contratti di somministrazione (+20,4%) e, soprattutto, dei rapporti “a chiamata”, che sono cresciuti del 124,7 per cento; un fenomeno, quest’ultimo, ha spiegato l’Inps, che «può essere posto in relazione alla necessità delle imprese di ricorrere a strumenti contrattuali sostituitivi dei voucher, cancellati dal Legislatore a metà marzo» (e riattivati, con profonde modifiche normative, dal mese di luglio).

I licenziamenti (340mila) sono risultati in calo del 4,4%; mentre sono segnate in ripresa le dimissioni (+4,3 per cento). Il tiraggio - cioè l’utilizzo effettivo - della Cig (gennaio-giugno) si è attestato al 30,58% (un anno prima era al 42,82 per cento). Le istanze di Naspi, invece, di mese in mese, si sono confermate su valori sostenuti (ieri, anche, la Bce, ha evidenziato un calo «ancora insoddisfacente» della disoccupazione).

Secondo Maurizio Sacconi (Epi) il boom di rapporti temporanei deve far riflettere: «Qui pesa pure la incerta flessibilità in uscita introdotta dal Jobs act - ha dichiarato -. Il timore della reintegrazione va eliminato, e sostituito con la possibilità per il datore di optare per un adeguato indennizzo. In questo modo torneranno a crescere i contratti stabili».

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