Contrattazione

Hera modello delle multiutility

di Ilaria Vesentini

È il primo integrativo gestito a livello nazionale quello che Hera ha recentemente firmato per armonizzare premi di risultato, welfare, permessi e modelli partecipativi per tutti i 9mila addetti tra Emilia-Romagna (6mila dipendenti), Triveneto, Marche (e ora Toscana con l’acquisizione di Teseco). Istituti concordati con tutti i livelli sindacali, dalle Rsu fino alle segreterie nazionali di settori e contratti diversi: elettrico, gas e acqua, chimica, ambiente, servizi, funzione pubblica.

«Un risultato di grande complessità – commenta Giancarlo Campri, Hr di Hera – perché la nostra strategia acquisitiva è sempre stata quella di far entrare nel gruppo le aziende con tutti i diritti acquisiti e gli accordi sindacali pregressi per poi armonizzarli gradualmente. Soluzioni drastiche sarebbero più semplici ma non ci appartengono». Per gli anni 2016-2019 il nuovo integrativo introduce, per tutti i dipendenti a tempo indeterminato (sono il 97%) e gli assunti da almeno sei mesi con contratti a termine, un premio di risultato parametrato per il 50% alla redditività consolidata (il Mol), per il 18% all’incremento di redditività per addetto in ogni società del gruppo e per il restante 32% a specifici indicatori di produttività dell’unità organizzativa.

Si tratta di premi medi lordi che passano dai 1.550 euro del 2017 ai 1.650 euro nel 2018 fino a 1.780 euro nel 2019. Oltre ad una “una tantum” secca di 150 euro di base incrementabile fino a 280 euro a seconda dei comparti. Con un graduale consolidamento anche dei precedenti premi di produttività: 100 euro lordi per il 2016 e il 2018, 50 euro per il 2017 e 70 euro per il 2019. Il rinnovo del contratto collettivo integrativo avrà un impatto aggiuntivo di circa 1,5 milioni di euro su base annua, «in linea con quanto previsto nell’ambito del nostro processo di pianificazione aziendale», precisa Campri. E altri 1,9 milioni di euro Hera li ha investiti lo scorso anno per implementare il piano di welfare aziendale, denominato Hextra, aperto anche ai lavoratori dell’indotto.

Il nuovo contratto prevede inoltre la costituzione di un “comitato per la partecipazione” e di “gruppi di lavoro paritetici” per accrescere motivazione e innovazione nel lavoro, anche attraverso ulteriori attività formative (Hera investe già una media di 30 ore l’anno per addetto in formazione) e il rafforzamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Infine, viene per la prima volta introdotto lo scambio tra tempo e salario, con 16 ore di permessi individuali in più (8 ore per tutti, altre 8 ore per chi già usufruisce di congedi parentali) al posto del premio di risultato. «Un principio molto interessante da allargare ad altre imprese», interviene Roberto Guarinoni, segretario Filctem Cgil di Bologna, che sottolinea l’importanza di un altro strumento introdotto da Hera con un accordo precedente: il coinvolgimento del sindacato anche nella gestione degli appalti. Tutti elementi che fanno del modello lavorativo in Hera «uno dei più avanzati in Italia, la nostra ambizione è estenderlo su scala nazionale», commenta Antonello Assogna, segretario nazionale Femca Cisl.

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