Contrattazione

Calzaturieri, rotte le trattative

di Cristina Casadei

Gli industriali delle calzature dicono di avere bisogno di un contratto che possa considerarsi uno strumento di competitività per le imprese. I sindacati sostengono che la trattativa è bloccata ormai da troppo tempo e non si riesce ad andare verso l’affondo, mentre i lavoratori chiedono il rinnovo del contratto. Quindi? Nelle calzature si va verso un nuovo sciopero, il 5 maggio.

Il fatto che le calzature siano tra le nicchie più prestigiose del made in Italy non è bastato a far sì che il settore attraversasse indenne la crisi e i dazi russi. E sembra difficile immaginare che il contratto collettivo nazionale di lavoro, che è scaduto da più di 13 mesi, possa non risentire di questo quadro.

Per Assocalzaturifici il contratto deve diventare un ulteriore strumento di competitività di cui dispongono le imprese perché, dicono gli imprenditori, o si guadagna, si rimane sul mercato e si va a avanti o altrimenti si chiude. Delle due l’una insomma e proprio per questo gli imprenditori hanno portato avanti con fermezza la loro posizione su flessibilità, welfare e aumento nel dialogo con il sindacato. Un dialogo che sta per interrompersi una seconda volta. Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno dichiarato lo stato di agitazione e avviato la procedura per la dichiarazione di uno sciopero di otto ore per il 5 maggio.

Emilio Miceli, segretario generale Filctem, sostiene che «il primo vero grande problema è il fatto che non c’è una stabilità nelle relazioni e nel confronto. Gli industriali sono rinchiusi nelle loro stanze e non riusciamo a fare una trattativa vera e propria. Dopo 13 mesi i lavoratori ci chiedono delle risposte». Angelo Colombini, segretario generale della Femca, allo stesso modo osserva che «alcuni produttori di scarpe sono molto restii a chiudere questo rinnovo. Nelle tre federazioni sindacali c’è molta compattezza e andremo a manifestare proprio nelle marche per dare un segnale forte proprio alla realtà marchigiana e cercare di invitare la controparte a fare il contratto». Per Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, «si è arrivati ad annunciare un nuovo sciopero perché si assiste a un continuo rinvio di una vera trattativa. Dopo che in gennaio eravamo arrivati a definire una possibile intese, all’ultimo momento la delegazione delle aziende si è ritirata e adesso non si riesce più a riprendere il negoziato». Certamente all’inizio di gennaio imprese e sindacati si confrontavano su uno schema che oggi è necessariamente diverso perché nel frattempo sono stati chiusi altri contratti, come il tessile per esempio. E l’idea dei sindacati è che il punto di caduta non può essere molto lontano.

L’ipotesi su cui le parti avevano lavorato prevedeva un aumento di 70 euro, oltre a 8 euro da impiegare per l’avvio del Fondo di sanità integrativa oggi assente nel settore (i tessili, fanno però notare i sindacati, hanno chiuso a 12 euro a cui si aggiunge un ulteriore ammontare per il welfare, quindi bisognerebbe rendere più uniformi le cifre). E una serie di flessibilità che le aziende considerano fondamentali e che riguardano le ferie, i permessi, le festività, il tetto ai contratti a termine e in somministrazione. Flessibilità che sono ancora più importanti oggi che il Jobs act ha modificato la possibilità di richiedere la cassa integrazione. Tutto con l’obiettivo, lato aziendale, di fare del contratto uno strumento di competitività per il calzaturiero. Nei prossimi giorni le imprese decideranno la posizione da prendere, intanto i sindacati hanno avviato la procedura per lo sciopero e per la manifestazione a Porto Sant’Elpidio con presidio finale sotto la sede della Loriblu, l’azienda del presidente di Assocalzaturifici Annamaria Pilotti.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©