Contrattazione

Pa, trattative sui contratti al via

di Gianni Trovati

Pubblicata in Gazzetta la riforma del pubblico impiego e definiti i contenuti chiave della direttiva “madre”, partono le grandi manovre per il rinnovo dei contratti congelati da otto anni ai tre milioni di dipendenti stabili della Pa. La direttiva, ha fatto sapere ieri la ministra per la Pa e la semplificazione Marianna Madia, ha ricevuto il via libera del consiglio dei ministri e il tavolo delle trattative sarà avviato «entro giugno». Ora tocca ai comitati di settore dei comparti fuori dalla Pa centrale (scuola-università, sanità e regioni-enti locali) definire i propri atti di indirizzo sulla base del “modello” statale, ma il calendario sarà più o meno analogo. Per gli 1,2 milioni di dipendenti dell’istruzione, per esempio, l’arrivo dell’atto di indirizzo arriverà entro la fine del mese è stata assicurata giusto ieri dalla ministra Valeria Fedeli in un incontro con i sindacati.

Superato a quanto sembra il rischio di elezioni anticipate, che avrebbe messo a rischio i rinnovi, l’obiettivo resta quello di chiudere la partita in autunno, con un’incognita: quella delle risorse aggiuntive (almeno 1,2 miliardi) che andranno trovate nella prossima legge di bilancio per la Pa centrale, e gli altrettanti che andranno stanziati nel complesso da sanità ed enti territoriali, necessari ad arrivare agli 85 euro medi di aumento a regime promesso dall’intesa del 30 novembre scorso. Tutto da costruire, poi, il meccanismo che dovrebbe sterilizzare l’effetto 80 euro, vale a dire il rischio che gli aumenti facciano perdere il bonus a circa 200mila dipendenti pubblici che oggi hanno un reddito fra 24 e 26mila euro. Di questo, secondo la direttiva esaminata dalla Funzione pubblica, dovrà tenere conto la distribuzione degli aumenti, individuando ex ante i soggetti a cui riservare un trattamento “migliore” per compensare l’effetto-bonus. Anche in questo caso, la prova non è semplice per due ragioni: le risorse e, soprattutto, il fatto che il reddito di riferimento per il bonus da 80 euro è quello complessivo, e non solo quello da lavoro, per cui la necessità di definire prima quali dipendenti “tutelare” porterà senza dubbio dei disallineamenti.

La riforma che entrerà in vigore il prossimo 22 giugno, poi, avvierà i preparativi per il piano straordinario di stabilizzazione dei precari che andrà attuato nei prossimi tre anni. Sul tema, nuovi numeri sono arrivati ieri dalla presentazione dei risultati del censimento permanente Istat sulla Pubblica amministrazione. I titolari di contratti precari con le 12.874 istituzioni pubbliche, calcola l’Istat, sono 467.362, divisi fra 293.804 lavoratori a tempo determinato e 173.558 fra collaboratori, lavoratori in somministrazione e così via.

La stabilizzazione in arrivo, secondo le prime stime del governo, riguarderà circa il 10% di questa platea, cioè intorno a 50mila persone. Per candidarsi al posto fisso, tramite riserva di posti nei concorsi se non si è già passata una selezione, occorre maturare entro fine 2017 almeno tre anni di anzianità negli ultimi otto, e trovare spazio nella programmazione delle assunzioni da parte dei singoli enti.

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