Contrattazione

In Fca 30mila scelgono il welfare

di Filomena Greco

Sono 29.288 i lavoratori che hanno aderito al Piano welfare di Fiat Chrysler e di Cnh industrial. Il più esteso piano per numero di persone coinvolte che, tradotto in percentuali rispetto al totale degli addetti, va dal 40% dei dipendenti Fca al 16,2% degli addetti Cnh Industrial.

Nato dagli accordi sottoscritti tra aziende e sindacati firmatari a fine novembre, prevede la possibilità di erogare una quota – tra i 700 e gli 800 euro – dei premi aziendali sotto forma di beni e servizi, in applicazione della nuova normativa sui flexible benefits, dunque a zero tasse e contributi, e dunque con un incremento del reddito disponibile stimato intorno al 25%, con una quota aggiuntiva messa in campo dall’azienda pari al 5% sul valore. Tra le opzioni inserite nel “paniere welfare” i servizi edicativi e di istruzione per sé o i propri familiari, compresa la mensa scolastica, l’acquisto di libri, corsi o abbonamenti sportivi, l’accesso a servizi di assistenza a familiari anziani o non autosufficienti, i voucher carburante o spesa. Accanto alla possibilità di versare contributi volontari al fondo di assistenza sanitaria o alla previdenza complementare. Mettendo in fila le cifre, ai 700 euro lordi si aggiunge il contributo aziendale e si arriva a un valore di 735 euro da spendere in beni e servizi welfare contro i 570 euro netti in busta paga tenendo conto della tassazione del 10% prevista per i premi di risultato e dei contributi versati.

L’accordo in particolare prevede che la parte di incentivo corrisposta in servizi entri nel totale per il calcolo utile ai fini del Tfr e inserisce un meccanismo di reversibilità grazie al quale entro il 30 settembre chi volesse recedere può farlo, ottenendo in denaro la cifra non utilizzata sotto forma di benefit.

Per i sindacati che hanno sostenuto l’accordo si tratta di una adesione alta se si guarda al 40% in Fca, al 57% di si raccolti tra gli operai, al 45% raggiunto nel settore auto, con Cassino che registra adesioni per il 58% degli addetti, Melfi per il 46%, Torino per il 48%, Pomigliano e Sevel al 40. «In meno di un mese in meno – sottolinea il segretario della Fim-Cisl Ferdinando Uliano – ha aderito in media il 35% dei lavoratori dei due gruppi, un’adesione che di norma resta sotto il 20%. Con l’accordo sul welfare abbiamo dato la possibilità di incrementare ulteriormente la tutela salariale e sociale ai lavoratori e alle loro famiglie». Per Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm , «la costruzione di un welfare aziendale robusto da parte di sindacato e imprese è una priorità poiché purtroppo lo Stato, a causa delle politiche di austerità, offre servizi sempre peggiori e impone crescenti prelievi fiscali».

La Fiom, che non ha sottoscritto l’accordo, muove una serie di critiche, di forma e sostanza: «l’azienda ha messo in campo una ossessiva campagna a sostegno del piano – dice Federico Bellono, segretario di Torino – che ha superato in molti casi i limiti della decenza, ma con effetti deludenti ad esempio in CnhI. La verità è che il sistema di welfare imposto da Fiat e Fca massimizza i risparmi aziendali con i 700 euro, 800 per gli impiegati, tolti dalle buste paga dei lavoratori, trasformate in prestazioni».

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