Contrattazione

Sono quasi 19mila gli accordi sui premi

di Claudio Tucci

Mese dopo mese continua a crescere il numero di contratti aziendali e territoriali sottoscritti per beneficiare della detassazione al 10% dei premi di produttività: al 13 gennaio scorso sono stati inviati telematicamente al ministero del Lavoro 18.716 dichiarazioni di conformità, di cui 11.499 si riferiscono a contratti sottoscritti nel 2015.

Degli oltre 18.700 contratti depositati, ben 14.597 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 10.911 di redditività, 8.333 di qualità, come previsto dall’attuale normativa che, da quest’anno, ha innalzato sia i tetti delle somme incentivate (da 2mila a 3mila euro, fino a 4mila in caso di coinvolgimento paritetico dei dipendenti) sia i redditi dei lavoratori beneficiari (da 50mila a 80mila euro lordi l’anno, includendo così anche quadri e dirigenti non apicali, accanto a operai e impiegati).

Sul fronte delle misure previste negli accordi depositati, fa sapere ancora il ministero del Lavoro, 1.985 prevedono un piano di partecipazione e 3.872 contengono misure di welfare aziendale (le regole vigenti infatti consentono di erogare, sotto forma di voucher, beni, prestazioni e servizi, come, per esempio, educazione e assistenza ai familiari anziani, che sono esclusi dal reddito di lavoro dipendente, e l’eventuale scelta del lavoratore di convertire il premio di risultato agevolato nei benefit ricompresi nel welfare aziendale consente di detassare completamente il loro valore, non più soggetto neanche all’imposta sostitutiva del 10 per cento).

La fetta principale di accordi sottoscritti sono «aziendali» (15.271 contratti, che interessano 4,3 milioni di lavoratori), i restanti 3.445 sono invece «territoriali».

Scendendo, poi, nel dettaglio, tra i contratti firmati nelle imprese, emerge come la regione con più rapporti depositati sia la Lombardia (4.716), seguita da Emilia Romagna (2.216), Veneto (1.951) e Piemonte (1.531). La dimensione negoziale territoriale, invece, è più presente in Emilia Romagna (847) e Veneto (691). Le regioni del Sud, soprattutto Calabria, Sicilia e Sardegna, confermano uno scarso appeal complessivo,verso la contrattazione di secondo livello.

Per il sindacato i dati diffusi ieri dal dicastero guidato da Giuliano Poletti «sono la miglior prova del valore della contrattazione», sottolinea Gigi Petteni (Cisl). Ed è per questo che il governo deve adesso «rafforzare lo sviluppo dei contratti di prossimità - incalza Maurizio Sacconi (Ap) - perchè solo in azienda o nei territori per le micro imprese è possibile realizzare scambi virtuosi tra imprenditori e lavoratori».

I numeri forniti dal ministero

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