Contenzioso

I licenziamenti Almaviva superano l’esame del giudice

di Matteo Prioschi

Ha superato il vaglio del tribunale il comportamento tenuto da Almaviva Contact nell’ambito del confronto sindacale che si è concluso a dicembre 2016 con il licenziamento dei dipendenti della sede di Roma. Con un decreto di rigetto datato 22 aprile, infatti, il giudice del lavoro ha bocciato i quattro motivi di doglianza contenuti nel ricorso presentato dalla Slc-Cgil.

Il confronto è iniziato il 21 marzo 2016 con l’avvio, da parte dell’azienda, di una procedura di licenziamento collettivo per 2.988 dipendenti dei call center delle sedi di Palermo, Roma e Napoli. Licenziamento che ha trovato una prima sospensione grazie all’accordo siglato tra le parti il 30-31 maggio 2016 con cui è stata prevista l’applicazione di un contratto di solidarietà difensivo e l’introduzione di misure per recuperare competitività, anche tramite il controllo delle performance individuali.

Il sindacato ha lamentato il mancato rispetto, da parte dell’azienda, dell’impegno a non prendere iniziative unilaterali nei sei mesi successivi a tale accordo. In tale periodo si sarebbe dovuto avviare un percorso negoziale sul controllo a distanza, che non è mai partito. Il giudice rileva che nell’intesa non c’è «nessuna espressa pattuizione in ordine all’impegno a non effettuare licenziamenti», che le due parti concordavano sulla possibilità di utilizzare la cassa integrazione quale alternativa al contratto di solidarietà, ma che non ci fossero altri impegni relativi ai licenziamenti.

Secondo il sindacato, inoltre, nella comunicazione di avvio della procedura di licenziamento datata 5 ottobre 2016, l’azienda indica senza fondamento come causa di tale decisione il comportamento dell’organizzazione sindacale, in quanto inadempiente rispetto agli impegni assunti. A questo riguardo il giudice da una parte ammette la possibilità di utilizzare toni di disapprovazione aspri nell’ambito del confronto sindacale, dall’altra rileva che i rappresentanti dei lavoratori sono stati effettivamente inadempienti, perché - violando l’intesa di maggio - non si sono presentati agli incontri proposti dall’azienda per discutere del controllo a distanza, dichiarando di non considerare opportuna la discussione del tema in sede aziendale, in quanto era necessario prima definire un accordo quadro nazionale.

Infine, legittima anche la decisione della società di non riaprire la procedura di licenziamento dei dipendenti della sede di Roma, attivata il 22 dicembre 2016, a seguito del mancato accordo con i sindacati nell’incontro concluso in tale data, anche se il 27 dicembre i lavoratori, tramite referendum, hanno espresso la volontà di accettare la proposta messa sul tavolo dall’azienda, perché tale consultazione si era svolta quando ormai la procedura era conclusa.

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