Contenzioso

Consulenti del lavoro: «Non solo avvocati per gestire le novità»

di Valentina Melis


Includere i consulenti del lavoro tra i professionisti che possono tutelare le parti nella nuova negoziazione assistita per le liti sui diritti dei lavoratori. È la richiesta di Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine, che ha scritto una lettera ad hoc, il 9 settembre, al ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Presidente Calderone, nel Dl 132 c'è scritto che gli avvocati, nella negoziazione, certificano la conformità dell'accordo alle norme imperative e all'ordine pubblico. Potrebbero farlo anche i consulenti del lavoro?
I consulenti del lavoro fanno quasi quotidianamente attività legate alla conciliazione tra aziende e lavoratori. Il legislatore ha sancito questo ruolo, nel tempo, trasferendolo in provvedimenti di legge. Ad esempio, sia i consulenti del lavoro, sia gli avvocati, possono rappresentare le parti nella conciliazione obbligatoria presso le direzioni territoriali del Lavoro prevista dalla legge 92/2012 sui licenziamenti per giustificato motivo oggettivo. Inoltre, il legislatore ha concesso solo al nostro Ordine di istituire le commissioni di certificazione e conciliazione delle controversie in materia di lavoro. Siamo quindi candidati, a pieno titolo, a svolgere la nuova negoziazione assistita nelle controversie di lavoro.
La negoziazione assistita servirà a ridurre le liti in tribunale?
Prima della legge 183/2010, la conciliazione era condizione di procedibilità dell'azione giudiziaria. Visti i risultati modesti raggiunti, è diventata facoltativa e si sono moltiplicate le sedi presso cui poter conciliare. Ora si aggiunge un'ulteriore modalità. Questo dimostra forse che per diminuire il contenzioso non basta operare a valle, ma bisognerebbe incidere a monte, semplificando le normative.

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