Contenzioso

La negoziazione assistita rompe un tabù

di Giampiero Falasca

Per alcuni è una rivoluzione copernicana, per altri è una novità troppo timida, altri ancora si lamentano per essere rimasti esclusi: una cosa è certa, la negoziazione assistita per le liti di lavoro, appena nata, fa già molto discutere. E non c'è da stupirsi, perché per la prima volta si rompe il tabù dell'obbligo di convalidare le rinunce e transazioni del lavoratore presso un soggetto terzo, investendo sulla capacità di una categoria professionale - gli avvocati - di svolgere un ruolo di garante (i legali dovranno certificare le firme, ma anche la conformità alle norme imperative di legge delle intese raggiunte tra le parti).
La scelta di puntare sugli avvocati non è indolore: altre categorie - in particolare, i consulenti del lavoro - ogni giorno negoziano conciliazioni di lavoro, e avrebbero sicuramente le competenze per svolgere un ruolo analogo all'interno della nuova procedura; probabilmente, nella scelta di escluderli ha pesato il fatto che non hanno potere di agire in giudizio.
La procedura rischia di essere accolta timidamente anche dagli avvocati giuslavoristi, per colpa di alcuni elementi di rigidità che ne possono limitare la fruibilità: in particolare, la previsione di un periodo di durata minima (un mese) della negoziazione è poco realistica, non è raro che le liti di lavoro, soprattutto nella fase stragiudiziale, si compongano in pochi giorni, questa attesa obbligatoria rischia di far perdere attrattività allo strumento. Un altro aspetto che merita qualche chiarimento riguarda la volontarietà: la procedura è facoltativa, salvo che per le domande fino a 50 mila euro (e per i sinistri stradali, che non riguardano il lavoro), per le quali è obbligatoria, a meno che queste non siano proposte con decreto ingiuntivo (e allora non c'è obbligo di negoziazione). Questi aspetti - professionisti abilitati, durata minima, volontarietà - potranno e dovranno essere discussi ed eventualmente migliorati in sede di conversione del decreto. Ma resta il fatto che - come accennato - la riforma rompe un tabù storico - l'obbligo di convalida delle rinunce e transazioni - aprendo le porte a una importante semplificazione delle conciliazioni di lavoro.

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