Agevolazioni

Il taglio strutturale del costo del lavoro è la strada maestra

di Alessandro Rota Porta

La conferma – in “formato ridotto” – dell'agevolazione sulle nuove assunzioni introdotta dalla scorsa legge di stabilità, da parte del disegno di legge per quella del 2016, soddisfa solo in parte le esigenze delle imprese e dei datori di lavoro in genere. Le statistiche che confrontano il costo del lavoro tra i vari paesi collocano quello dell’Italia tra i più elevati: in questo contesto, l’esonero contributivo si poneva come una misura di serio abbattimento e ha dimostrato sul campo la propria efficacia.

Qualsiasi beneficio, anzi, rischia di essere un boomerang se non è innestato su un percorso di riduzione strutturale del costo del lavoro. Alla fine del periodo di godimento del bonus i datori di lavoro si ritroveranno alle prese con livelli di spesa nuovamente elevati e, sebbene allora si fosse ingranata la tanto auspicata ripresa economica, rimarrà ingente il gap di costo con gli altri competitor fuori dai nostri confini.

Lo stimolo avviato con l'esonero contributivo della legge 190/2014 è stato importante, sostanzialmente per due ragioni. La prima, di carattere economico: poter contare su un incentivo certo e fruibile mensilmente ha rappresentato una boccata di ossigeno per i budget delle aziende, con effetti positivi in termini occupazionali. La seconda, di carattere gestionale: la misura è stata progettata con regole semplici e chiare, aspetto di non poco conto in un panorama – quello dei bonus – che, in passato, è stato spesso caratterizzato da strumenti di difficile applicazione. Un esempio su tutti è stato quello del bonus Letta, destinato all'occupazione dei giovani, che ha avuto scarsi consensi per via di condizioni e meccanismi applicativi eccessivamente complicati e che è definitivamente uscito di scena con il Dlgs 150/2015.

Inoltre, il mix di aiuti di matrice economica insieme alle “facilitazioni” normative disposte dal Jobs Act sul rapporto di lavoro potrebbe veramente portare a risultati positivi, nel lungo periodo, per il nostro mercato del lavoro.

Se poi la strada intrapresa è quella di portare all'estinzione questa misura - come annunciato - sostituendola da un taglio strutturale della contribuzione, allora sarà finalmente innescato un meccanismo virtuoso di riduzione del costo del lavoro, da tempo invocato: a patto che questi annunci si concretizzino nell’attuazione pratica.

Peraltro, nel campo delle agevolazioni sulle assunzioni non restano molte alternative: si tratta di incentivi su target specifici (ad esempio quelli rivolte a donne e over 50) oppure destinate a uscire di scena a breve (quelli correlati alla riassunzione dei lavoratori in mobilità).

A parte il caso dell'apprendistato, che poggia i relativi benefici sulla finalità formativa, sarebbe quindi il caso di abbandonare l'impostazione “dei bonus a spezzatino” a vantaggio, finalmente, di riduzioni lineari dei contributi.

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