Agevolazioni

Prove di rilancio per il bonus ricerca

di Francesca Barbieri


Da un lato il tentativo di rilanciare le agevolazioni per l’innovazione, dall’altro il taglio dei budget per una serie di incentivi e crediti d'imposta.

Gli interventi previsti dal Ddl di stabilità sul fronte degli aiuti fiscali e trasferimenti alle imprese si presentano come tante tessere di un puzzle articolato, dove spiccano l'esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile dell'Irap e la “riscrittura” del bonus ricerca introdotto dal decreto Destinazione Italia del 2013 e mai entrato in vigore. Arriva poi il patent box, che offre l'opzione di scegliere un regime di vantaggio per marchi e brevetti industriali. Ma ci sono anche sforbiciate a sconti già esistenti.

Focus sul bonus ricerca

Sulla carta, il nuovo credito d’imposta si annuncia come un bonus ad ampio raggio che secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico «potrebbe interessare 10mila imprese». Senza paletti di taglia (in precedenza era riservato alle imprese con un fatturato inferiore a 500 milioni), forma giuridica, settore e regime contabile. E con la possibilità di essere speso in via automatica.

L’incentivo è riconosciuto dal 2015 al 2019 a tutte le imprese che investono in ricerca e sviluppo almeno 30mila euro, fino a un massimo di 5 milioni. Ma le possibili criticità non mancano. Il bonus è pari al 25% delle spese sostenute in più rispetto alla media degli stessi investimenti realizzati nei tre periodi di imposta precedenti, anche se per le start-up tutta la spesa di ricerca sarà considerata tale.

L’incentivo, quindi, va solo agli investimenti incrementali, rischiando di penalizzare - come evidenziano gli addetti ai lavori - le imprese che mantengono costante nel tempo la quota di fondi per la R&S.Rispetto al credito d'imposta previsto da Destinazione Italia, poi, lo sconto passa dal 50% al 25%, tranne due eccezioni di peso: la ricerca extra-muros svolta con università, enti o start-up innovative, e l'assunzione di alti profili per la ricerca, che beneficiano della percentuale più alta.

Il credito per i ricercatori, peraltro, era già previsto dal 2012 con il Dl 83, articolo 24 (la misura ora sarà cancellata) ed è un esempio eclatante dei ritardi con cui le agevolazioni sono tradotte in pratica. Solo dal 15 settembre scorso, infatti, a distanza di due anni, le imprese possono inviare le richieste di incentivo per le assunzioni avvenute dal 26 giugno al 31 dicembre 2012. Chi ha assunto nel 2013, invece, potrà fare domanda solo dal 10 gennaio 2015. La misura che viene cancellata, però, pur avendo un limite massimo di spesa (200mila euro l'anno) era strutturale, mentre il nuovo bonus è fino al 2019.Sul fronte dei fondi il saldo netto da finanziare - indicato dal Ddl di stabilità - è di 219 milioni nel 2015, 392 nel 2016 e 483 nel 2017. Ma, come precisano dal Mise, «in caso di successo della misura, c'è l'impegno da parte del Governo a trovare le risorse necessarie».

I tagli

La Manovra dà anche una sforbiciata a una serie di incentivi alle imprese e crediti d'imposta, per un totale di risparmi nel 2015 di poco più di 85 milioni. Sul versante dei trasferimenti diretti alle aziende il calo per l'anno prossimo è di 68,5 milioni e passa a 94,6 milioni per il 2016 e a 17,7 milioni dal 2017. Il 73% dei tagli 2015 riguarda il Fondo rotativo investimenti della Cassa depositi e prestiti, che riduce di un terzo la propria dote. Sono poi cancellati gli incentivi agli imprenditori agricoli per acquistare proprietà fondiarie (in più la Commissione Bilancio della Camera ha chiesto lo stralcio della norma che stanzia 10 milioni per l'imprenditoria giovanile in agricoltura) e il contributo al credito sportivo. Tra gli altri tagli anche la riduzione di 2 milioni su 7,3 totali per la stabilizzazione dei cocopro nei call center.La scure si abbatte anche su 5 crediti d'imposta: rimborso dell'accisa su benzina e Gpl per i taxi, gasolio e Gpl nelle aree svantaggiate, opere d'ingegno digitali, acquisto pc, investimenti delle imprese editoriali. Un decreto della presidenza del Consiglio fisserà le percentuali, con l'obiettivo di avere risparmi di 16,3 milioni nel 2015 e 38,7 milioni dal 2016 in avanti.

I fondi per la Sabatini-bis

Da più parti, poi, si segnala tra le imprese la sorpresa per il mancato rifinanziamento della Sabatini-bis nella legge di stabilità: una misura che incentiva l'acquisto di beni strumentali e che nei primi 7 mesi di operatività ha visto la presentazione di oltre 7.500 domande. «Lo strumento - spiega Alfredo Mariotti, segretario generale di Federmacchine - è coerente con l'obiettivo di dare un nuovo slancio agli investimenti privati, vero motore per tornare a crescere. Nel disegno di legge manca anche un altro tassello fondamentale: il sostegno al sistema di promozione del Made in Italy, in assenza del quale si perde competitività». Richieste a cui rispondono dal ministero dello Sviluppo economico:  «C'è già un accordo di massima nell'Esecutivo per stanziare nuove risorse per entrambi gli strumenti nel corso dell'iter parlamentare della Manovra».

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