Agevolazioni

Zero contributi nel triennio: così il tempo indeterminato può diventare conveniente

di Enzo De Fusco e Giorgio Pogliotti

Per un imprenditore che nel 2015 ha in programma di assumere, la scelta del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti comporterà un risparmio di 9.250 euro sul costo del lavoro rispetto al ricorso a un contratto a tempo determinato, per una retribuzione lorda di circa 24mila euro. Il tempo indeterminato diventerà più conveniente anche delle collaborazioni: in questo caso il risparmio per l'azienda sarà di 2.356 euro. Rispetto a una partita Iva, invece, resteranno 1.649 euro in più di costo del lavoro.

In attesa di conoscere più nel dettaglio come si articoleranno gli incentivi annunciati nella legge di stabilità dal premier Renzi - ovvero l'azzeramento triennale dei contributi per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato (saranno a carico dello Stato) e l'abolizione della componente costo del lavoro che grava sull'Irap - è possibile con le simulazioni vedere gli effetti, prendendo come riferimento una retribuzione media di 24.093 euro del settore terziario.

Rispetto alla situazione attuale gli oneri indiretti si ridurranno del 36,27 per cento. Attualmente per un lavoratore assunto a contratto a tempo indeterminato con una retribuzione lorda annuale di 24.093 euro, il costo del lavoro per l'impresa è di 35.604 euro, mentre per il dipendente il netto è pari a 17.908 euro. Per effetto dell'azzeramento dei contributi (considerando sia il 30% circa che grava sull'azienda che il 9,19% del lavoratore) e dell'abbattimento dell'Irap, il costo per l'azienda scenderà di 8.895 euro, attestandosi a 26.707 euro, mentre il netto del lavoratore salirà a 19.342 euro. Si tratta di un costo decisamente competitivo rispetto al costo di un collaboratore che è addirittura più alto, essendo pari a 29.063 euro (il netto per il lavoratore è 17.819 euro). La maggiore convenienza rispetto a un contratto a tempo determinato - che ha un costo per l'azienda di 35.957 euro (il netto per il lavoratore è di 17.908 euro)- potrebbe spingere alle stabilizzazioni.

La forbice si accorcia anche rispetto a una partita Iva: in questo caso il costo per l'azienda è di 25.057 euro, il netto per il lavoratore è di 17.642 euro. In sostanza se oggi il committente con il ricorso alla partita Iva risparmia 10.547 euro rispetto al contratto a tempo indeterminato, domani il risparmio dovrebbe assottigliarsi a 1.650 euro. Se si tratta di una partita Iva “mascherata” che nasconde un rapporto di subordinazione, all'impresa converrebbe accollarsi questo sovraccosto assumendo con contratto a tempo indeterminato, rispetto al rischio di trovarsi in un contenzioso, considerando che per la sola parcella dell'avvocato i costi sarebbero superiori. Peraltro, il lavoratore con la partita Iva, nel passaggio al contratto a tutele crescenti, avrebbe un vantaggio anche sul “netto” a sua disposizione che nelle proiezioni passa da 17.642 euro a 19.342 euro.

Fin qui la riflessione sulla componente “costo del lavoro”. Ma il governo punta ad agire anche sul lato normativo, per rendere più appetibili le assunzioni con il contratto a tempo indeterminato, aumentando la flessibilità in uscita attraverso la modifica della disciplina sul reintegro prevista dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Ddl Jobs act in esame alla Camera affida la delega al governo: nelle assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, secondo l'atto depositato dal ministro Poletti al Senato, verrà eliminato il reintegro per i licenziamenti economici, sostituendolo con «un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità». Si conferma il reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli «ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica delle fattispecie». Negli altri casi scatterà un «indennizzo economico definito e certo».

La maggiore flessibilità in uscita, sommata all'abbattimento dei costi, nei piani del governo spingerà ad assumere con contratti a tempo indeterminato, che rappresentano solo il 15,2% dei rapporti di lavoro attivati nel secondo trimestre dell'anno.

Vedi grafico

Costi a confronto

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©